Ha senso studiare il latino ancora oggi?

Continua il viaggio nel mondo della “Cultura Ora” con questo blog che mi è stato offerto di tenere.
Ogni volta che incontro un nuovo ragazzo o adulto a cui devo insegnare latino e specie la grammatica mi viene rivolta la consueta domanda: a cosa serve studiare una lingua morta?
Sì, di solito i termini usati sono più coloriti, ma ci siamo capiti.
Ed è quando ti trovi a far imparare desinenze simili tra loro a memoria che il senso un po’ ti sfugge.
Gli diresti. “Beh, perché così tu mi paghi qualche ora in più..”
Ma poi fortunatamente gli anni ti hanno insegnato a non collegare il cervello direttamente alla bocca e così provo anche qui a dire ciò che dico ai miei studenti o come definisco io, dato che mi occupo solo di ripetizioni, ai miei compagni di viaggio.
Lo studio del latino va oltre alla semplice questione mnemonica che vi sbrodolano davanti tutti. Quante volte vi siete sentiti dire che aiuta a tenere allenata la mente. I romani avrebbero un espressione molto forte che ci starebbe a pennello, un po’ verace ma che arriva al sodo.
Tutto qui? Sarebbe la traduzione. Vi vendono questa perla sperando, e di fatto succede, che nessuno obietti che allora sarebbe molto più bello imparare canzoni a memoria, poesie, nomi di animali, ecc.
No, io non voglio offendere l’intelligenza di nessuno.
Il latino non serve alla questione mnemonica, anche perché semmai ti mette in difficoltà quando inizi ad arrivare ad un certo livello, quindi semmai invece di aiutarti ti tira giù, se non il morale la media dei voti.
Insomma ancora non vi ho detto nulla: siete ancora qui a leggere?
Il latino è la nostra radice ma è una radice che per noi è tanto distante da sembrare una lingua straniera. Parlo della costruzione della frase, degli accenti, dei casi, dell’assenza di articoli, di un genere neutro che inglesi a parte noi non conosciamo. Insomma fateci studiare le lingue neolatine che almeno Dante ci risulta più simile, pur con tutte le difficoltà del caso.
Eppure il latino è utile. Perché ti mette di fronte ad una difficoltà, a smontare un modo di ragionare standard per impararne uno nuovo. Questo è il dono più grande che fa. Ti apre la mente come può farlo imparare una lingua straniera e ancora di più.
Quando ti trovi di fronte a centinaia di dati che devi imparare a memoria per forza che fare?
Io non sono mai stato un genio né lo sarò mai. Per questo ho imparato ad applicare le formule matematiche al latino per trovare tutta una serie di stratagemmi che aiutano ad imparare la metà delle cose a memoria e ad usare il ragionamento per arrivare sulle cose.
Come dite?
Intelligenza e Cultura che vanno assieme?
Oh cavolo, la sto dicendo grossa.
Il latino ti insegna che hai un cervello limitato (chi più chi meno) e che devi imparare ad accettarlo, che devi ricorrere a trucchi sani, che devi imparare a cogliere il senso della frase, cioè devi imparare ad ascoltare. L’italiano ti arriva tutto e spesso passa da un orecchio all’altro e troppe frasi si lasciano sfuggire. E così nella vita ti perdi poi anche le persone perché non sai ascoltare.
Il latino ti insegna che se non ti suona bene allora novanta su cento è così.
Ti insegna che esiste un termine per dire ogni cosa, una forma verbale esatta per dire ogni cosa.
Ti insegna ad amare l’italiano con le sue mille sfumature che il latino non ha perché molto più imbrigliato.
Imparare il latino è il più bel regalo che tu possa fare non agli insegnanti, non ai tuoi genitori, ma a te stesso, perché ti insegna che nella vita occorre fare fatica ma non esistono i “non posso” ma solo i “ci provo”, perché ti insegna che non sei che una piccola tessera nel mosaico dell’umanità, che se sai esprimerti però puoi fare la differenza, che puoi cogliere la musicalità delle sue parole anche nel resto del mondo e vivere la vita a passi di danza.
Il latino serve, come sempre l’ho capito tardi. Ma non è mai troppo tardi.
Perché se sai stupirti e cogliere il senso delle cose non è mai troppo tardi.

Alessandro Montanelli

Alessandro Montanelli

Trent’anni, di giorno libero professionista nel settore bancario e insegnante a domicilio per ragazzi dislessici, di notte ballerino e pr. Una vita fatta di palestra, tatuaggi, musica a tutto volume a condire i mille incontri che tra università e locali accadono ogni giorno e che offrono sempre grandi riflessioni. In una parola: eclettico. Perché gli stereotipi non piacciono a nessuno, ma tutto può servire per crescere e merita di essere fissato nero su bianco. Basta saper osservare.