Empatizzate, aiutate, denunciate!

Omertà: Nell’uso odierno, la solidarietà diretta a celare l’identità dell’autore di un reato e, con senso ancora più estens., quella solidarietà che, dettata da interessi pratici o di consorteria (oppure imposta da timore di rappresaglie), consiste nell’astenersi volutamente da accuse, denunce, testimonianze, o anche da qualsiasi giudizio nei confronti di una determinata persona o situazione: tutti sapevano, ma nessuno osò infrangere il muro dell’omertà.

Così riporta il vocabolario Treccani. Una parola che, ai giorni nostri, dovrebbe essere cancellata da ogni dizionario o segnalata come lemma caduto in disuso. Tuttavia così non è, ogni giorno i fatti ci dimostrano quanto questa odiosa parola sia ancora così viva. Tempo fa in via Borgognona, una strada in pieno centro romano tra via Condotti, piazza di Spagna e via del Corso, una strada piena di gente e negozi alla moda, dove svettano griffe come Dolce & Gabbana, Hermés, Ferragamo, Bulgari, Cartier e compagnia bella, insomma in questa strada, alle otto di sera, una ragazza di 24 anni venne aggredita da quattro polacchi ubriachi che tentarono di violentarla. Fortuna volle che una volante dei vigili urbani fosse intervenuta tempestivamente e due impavide vigilesse siano poi riuscite a sventare l’aggressione.

Chi conosce Roma, ma anche chi non l’ha mai visitata, può ben immaginare che le strade del centro sono in pieno fermento a quell’ora, non si parla di periferia malfamata all’una di notte, no. Eppure… eppure nessuno ha fatto nulla, nessuno è intervenuto per aiutare la povera ragazza messa all’angolo da queste persone mostruose e violente. Perché? Me lo chiedo con insistenza quando fatti di cronaca come questo vengono alla luce, non è il primo e non sarà l’ultimo e sono notizie che prendono spesso la ribalta. Mi chiedo quindi: perché nessuno fa nulla? Per paura? Per vigliaccheria? Per menefreghismo? Sì, il più delle volte credo sia questo il motivo. Ma dove siamo arrivati se nemmeno le urla disperate di una giovane ragazza messa al muro da quattro ubriachi riescono a far leva sulla nostra tanto decantata umanità?

Poi magari leggo storie di una cagnolina tipo jack russel terrier (piccola e minuta quindi) che ha sacrificato la sua stessa vita per salvare i suoi padroncini difendendoli da un attacco di coyote e dando modo ai piccoli di mettersi in salvo. E noi che facciamo quando quelli della nostra specie sono in pericolo? Ci voltiamo dall’altra parte. Come i recenti avvenimenti che hanno avuto per protagonisti due giovani sfortunati che hanno perso la vita in spiaggia, in mezzo a una folla indifferente che continuava imperturbata a divertirsi nelle immediate vicinanze con gridolini e giochi d’acqua, in barba al cadavere. Mi atterrisce il pensiero che, se un giorno mi accadesse qualcosa, nessuno muoverebbe un dito per me, cosa che non riuscirei a fare io se vedessi una persona o un animale in difficoltà.

Sempre a Roma, circonvallazione gianicolense – vicino alla verde e centrale villa Pamphili, altra zona “per bene” – mesi fa è stato rinvenuto il cadavere di un gattino bianco a cui erano stati cavati gli occhi, era stato bruciato probabilmente vivo e una scritta verde denigratoria campeggiava sulla sua pelliccia carbonizzata. La Lav mi ricordo che prese in custodia il corpicino martoriato e, tramite autopsia, stava cercando di far luce sulla faccenda, pregando gli onesti cittadini romani di parlare nel caso qualcuno avesse visto qualcosa, per risalire ai mostri che avevano compiuto il gesto. Si è fatto vivo nessuno secondo voi? No, silenzio anche qui.

Omertà. Chi sa non parla, chi vede non interviene. Che schifo.

E non mi venite a dire che c’è differenza tra l’aggressione a un animale e a una persona, no, non c’è, voglio essere provocatoria. Ma riflettete, parliamo di violenza, punto. Un essere umano che a sangue freddo strappa gli occhi, brucia e sfregia il corpo di un gatto o di qualsiasi altro essere indifeso è un pazzo criminale a piede libero, una persona del genere non è certo il tipo che vorremmo incontrare in una strada buia la notte. Che ci mette un tipo del genere a passare dalle sevizie a un gatto ad aggredire una persona? La vita ha valore in tutte le sue forme e va tutelata e rispettata in tutte le sue forme, stop. E non è un discorso da animalista esagitata, di quelle che pensano che la risposta alla violenza sia altra violenza.

Leggo poi sul blog nelcuore.it, dove ho reperito la notizia del micio torturato, che (quoto):

Esiste peraltro un legame tra la violenza su animali e quella su esseri umani. Secondo il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (Dsa) dell’Associazione di psichiatria americana, gli atti di cattiveria verso gli animali costituiscono uno dei possibili segnali indicatori di alcune sindromi come, ad esempio, il disturbo della condotta nell’infanzia e nell’adolescenza, che può portare a comportamenti sociali anche gravi“.

Ecco, non è che mi servisse il parere dell’Associazione di psichiatria americana per capire che chi fa cose del genere tanto bene non sta e potrebbe tranquillamente fare del male al primo che gli capita sotto tiro. Ma lo so, ne sono certa, che la gente buona esiste, la gente con un cuore enorme. Sì, ci sono anche esseri immondi come questi che stuprano, rubano, seviziano, uccidono.

Il guaio ancora più grande però sono gli indifferenti, che osservano e si girano dall’alta parte.

Il mio appello accorato è questo: denunciate, perché le leggi esistono e sta a noi cittadini farle applicare. Intervenite, perché la persona o l’animale in difficoltà potrebbe essere il vostro, potrebbe essere un vostro caro, un bambino, un indifeso senza colpa e peccato e non è possibile che il concetto di solidarietà sia quasi una utopia.

Intervenite, denunciate, aiutate, non voltate le spalle, non macchiatevi di questo grande crimine chiamato omertà, non perdete la vostra umanità.