Con il 7 sto, ma in fondo, anche con il 4

L’editoria è diventata una specie di partita a sette e mezzo, in cui il banco è la Casa Editrice, ovvero sue sono le carte che vengono distribuite, e il giocatore è l’autore. Mi è venuta in mente questa cosa mentre raccoglievo lo sfogo, accorato e anche un filo incazzato, di una cara amica, autrice di una Casa Editrice che è una di quelle come il 6 a sette e mezzo, non sai cosa farci. Non è piccola come una di quelle da 4, che tutti vorrebbero salire e avere qualche punto in più, ma non è manco come una di quelle da 7, che quando ti capitano ci stai e provi anche a rimanerci, col 7.
Oddio, qualcuno col 7 perde pure, alla fine. Ma c’è anche qualcuno che becca la matta e allora, che l’editore sia un 4, un 6 o un 7, vince comunque e sbanca. E magari tutti gli altri pagano pure doppio.
Comunque, tornando a questa amica, brava scrittrice – magari con un carattere non proprio che la manda a dire, di quelle che proprio morbide ed assertive non sono, ma viva la faccia della coerenza – qualche anno fa, diciamo due e qualche mese? E diciamolo! Pubblica con una casa editrice da 6.
Che vuol dire? Vuol dire che a fronte di una prima tiratura più che discreta (3000 copie, che credetemi, è molto, molto più che “discreta”) si trova ad affrontare tutta una serie di problemi che con un Editore 4 o un Editore 7 non avrebbe avuto.
Ne vogliamo parlare? E parliamone. Una distribuzione non all’altezza delle 3000 copie e certamente poca “spinta” da parte delle persone della casa editrice – viceversa io conosco certi Editori 4 che ci manca poco che si mettano a fare i piazzisti libreria per libreria; numeri di telefono a cui spesso non risponde nessuno, e quando alla fine qualcuno risponde, può succedere che sia uno scocciato, uno stagista sotto o non pagato del tutto, o magari uno che in quel giorno lì, a quell’ora lì, avrebbe preferito stare al mare, invece che dentro l’ufficio dell’Editore 6. Una disponibilità e un supporto verso la stampa e per organizzare le presentazioni che manco un bradipo semiparalitico avrebbe la stessa lentezza.
Insomma, per capirci, una difficoltà a interagire ed avere attenzione, che a volte alla povera autrice sembrava di parlare a un Call Center fastweb con il risponditore automatico 24 ore su 24 (avete presente? Di quelli che per parlare con qualcuno devi prima affrontare ventitré minuti di opzioni numeriche e poi, quando sei al dunque, cade la linea).
Ma tutto questo, in fondo, si supera. L’editore 6 è quello che paga – in genere – puntuale, perché alcuni automatismi funzionano bene. E’ quello che le 3000 copie comunque le stampa e in qualche modo in giro le fa andare (male, a macchia di leopardo, in libreria stanno di costa in mezzo ad altri mille, ma ci sono).
E quindi, tra pro e contro, perché la mia amica era tanto incazzata, l’altro giorno? Ma semplicemente perché, a fronte di una ripartenza – chiamiamola così – dell’attività di promozione del suo romanzo, con richieste di presentazioni in un paio di città, eventi, manifestazioni anche importanti, quando ha chiamato il suo Editore 6 si è sentita rispondere (non so esattamente a quale tentativo di contatto telefonico/mail) “ma noi non stampiamo più nulla, abbiamo esaurito la tiratura delle 3000 copie, chi ha avuto ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, arrangiati!”
Ecco. Come quando a sette e mezzo hai il 6, che fai? Chiedi carta, o stai? Il problema è che la mia amica non può stare, perché ha bisogno di copie per le presentazioni, e non può manco chiedere carta, perché le hanno detto, papale papale, per te carte non ce ne sono più.
Che poi, la cosa potrebbe avere anche una logica, magari distorta, magari una logica illogica, ma una spiegazione potrebbe averla. Ma quando questa amica scopre che più di una libreria ha ordinato il libro e si è sentita rispondere “il libro non è ordinabile perché fuori distribuzione” allora questa logica viene a mancare.
A meno che, e non vedo altra possibilità, la logica sia “mi sono ripagato i costi distribuendo le prime 3000 copie, tutte le altre che mi chiedono sono solo una rottura di balle da gestire.”
Comunque, volete sapere cosa ha dovuto fare la mia amica, per racimolare una decina di copie da portarsi dietro – di persona – nelle presentazioni? Ma dai che ci arrivate. Neanche avesse pubblicato con il più scamuffo degli EAP ha dovuto farsi il giro delle librerie e RICOMPRARSI il suo libro, pur di salvare la faccia con gli organizzatori delle presentazioni e delle manifestazioni.

Allora volete sapere cosa c’è? Che mentre il mondo letterario si interroga sul suo smisurato ombelico e si misura il suo microscopico pisello, mentre gli autori si pongono le grandi domande esistenziali sul prego Strega e sul successo di Volo, Moccia e affini, io ho deciso che fino a che non arrivi un bell’Editore 7, beh, scusate, ma io mi tengo da conto i miei Editore 4.
Dice “ma è piccolo, che ci fai?”. Ci faccio che stamperà pure trecento copie alla volta, ma vivaddio, pur di venderle si fa un mazzo tanto, se si esauriscono le ristampa e soprattutto, mi risponde sempre al telefono e quando c’è da litigare non si tira indietro. Vi dirò di più, il mio Editore 4, lui per primo, fa di tutto per darmi la carta e farmi arrivare all’Editore 7, perché lui ha solo da guadagnarci.
Gli editori 6? Li lascio a voi, oppure chiedo carta, magari sballo, ma se mi viene la matta, faccio sballare voi.

Ah! Dimenticavo, e poi un’altra cara amica mi da’ un morso in testa. E’ proprio per cose così, che è nata l’iniziativa #Ioleggodifferente.
Perché se #Leggidifferente, aiuti a non far più succedere cose così.

Marco Proietti Mancini

Marco Proietti Mancini

Sono del 1961, quindi ho fatto tutta la vita in discesa (nel senso che non ha fatto altro che peggiorare). Scrivo da sempre, pubblico da poco e mi domando continuamente “ma chi me l’ha fatto fare?” Mi trovate qui, mi trovate su Facebook, mi trovate in libreria con “Da parte di Padre”, “Roma per sempre”, “Gli anni belli” e l’ultima creatura “Oltre gli occhi”. Ma tranquilli, se non mi trovate voi vi verrò a cercare io e scriverò di voi nel prossimo romanzo. Poi non vi lamentate se vi riconoscete nella parte del brutto e cattivo. “Tiri Mancini” è il mio personale terrazzino sul mondo, che di balcone famoso in Italia ne abbiamo già avuto uno e il padrone del balcone non è che abbia fatto una bella fine. Quindi – per chi passa e si ferma – preparatevi a gustare un panorama diverso da quello che vi mostrano gli altri, almeno io ci proverò, a farvelo vedere dal lato Mancini. Che fine farò io? Dipenderà da voi.