Tsundoku, la parola giapponese che descrive gli acquirenti compulsivi di libri

di Valeria Giuffrida, in Letteratura, Libri, del 3 Mag 2017, 09:23

Se siete bibliofili veraci saprete già che spesso si entra in libreria per un solo acquisto e si esce con una busta piena di libri. Magari avete altri titoli ad aspettarvi sul comodino, ma una nuova uscita, un autore che desiderate leggere da tempo, o semplicemente quel libro che sembra avervi fatto l’occhiolino, alla fine hanno la meglio. Non preoccupatevi, ci siamo passati tutti. Però se i volumi finiscono per accumularsi ed occupare sempre più spazio, potreste essere “affetti” da tsundoku.

Con questa parola di origine giapponese si intende infatti l’acquisto compulsivo di libri che probabilmente non verranno mai neanche letti, finendo per formare pile scriteriate sugli scaffali o negli angoli della casa. Il termine in realtà è un gioco di parole nato durante il periodo Meiji, tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. L’espressione originaria tsunde oku, che significa più o meno “accatastare oggetti e lasciarli in disparte” ha cambiato la parte finale fondendosi con doku di dokusho, ovvero il verbo “leggere”. Non avendo un equivalente diretto né in inglese né in altre lingue, tsunkodu ormai è entrato nel linguaggio occidentale alla stessa stregua di altre parole provenienti dal Sol Levante come karaoke, origami o sudoku.

Il Giappone, però, non è l’unico paese dove il fenomeno tsundoku è stato registrato. Nello stesso periodo in Inghilterra, Thomas Frognall Dibdin ha scritto Bibliomania (detta anche Book Madness), opera di narrativa in cui il dialogo tra due booklovers porta a galla un atteggiamento ossessivo nei confronti della letteratura. Sebbene non sia mai stato classificato come una vera e propria malattia, molte persone a quei tempi lo consideravano tale.

Sul sito Apartment Therapy è stata pubblicata nei giorni scorsi una guida alla riabilitazione da tsundoku. Il percorso, in tre punti, prevede:

  • Pulisci e sconfiggi: un metodo d’impatto che prevede il donare i libri non letti a persone che sapranno apprezzarli.
  • Organizza: a volte non è necessario disfarsene, basta prendere una nuova libreria e riorganizzare i volumi nel modo preferito.
  • Digitalizza: se davvero non si riesce a rinunciare ad ingrossare la propria collezione, può essere utile convertirsi agli ebook, si potranno così conservare migliaia di titoli nello spazio di un e-reader.

Ma se la terapia dovesse fallire, o se in realtà una casa piena di libri è la vostra passione, su Cultora potrete trovare 20 scuse per continuare a comprarli senza sentirvi in colpa.

Valeria Giuffrida

Valeria Giuffrida, nata a Catania. Ha studiato Lingue e Comunicazione. Blogger, appassionata di narrazione e mescolanza tra linguaggi comunicativi, ha frequentato diversi corsi nel settore del teatro, del cinema, della radio, della scrittura creativa. Ha collaborato per due anni con Step1 magazine, occupandosi di cultura, cronaca, interviste, video inchieste. Insieme ad un gruppo di studenti del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania, ha fondato Smanews, progetto radiovisivo di informazione e satira.