Si scaricano meno ebook illegali di film e canzoni. Ma il fenomeno è in aumento

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Nel giugno del 1999 il mondo di internet cambiò radicalmente. Negli Stati Uniti infatti veniva lanciato Napster, un servizio di condivisione di file musicali peer-to-peer, permettendo lo scambio di mp3 tra gli utenti registrati. Il miglioramento della tecnologia e della velocità delle connessioni amplificò il fenomeno, allargandolo anche ad altri contenuti come film e videogiochi e, in tempi più recenti, serie televisive. Ogni contenuto digitale è oggi disponibile gratuitamente in rete, in piena violazione dei diritti d’autore.

Il mercato musicale andò incontro a una grossa crisi, costringendo gli artisti a reinventarsi e i produttori a trovare nuovi sistemi di diffusione dei prodotti. Nonostante le leggi ad hoc e le campagne di sensibilizzazione, la pirateria non è mai stata debellata. Si è arrivati al paradosso di indicare il numero di streaming illegali di una serie televisiva per dimostrarne il successo. Ci sono elementi sufficienti per dire che i produttori hanno cominciato a rassegnarsi, almeno nei casi di maggior successo.

In che modo i download illegali influenzano il mercato editoriale? I danni sono sempre economici, e sempre ingenti, ma la pirateria in letteratura non è diffusa come in altri contesti. In alcuni paesi il fenomeno è più sentito che in altri, come in Russia o negli Stati Uniti e, in misura minore, nel Regno Unito, ma nel resto d’Europa le cifre sono molto basse. Questo dipende in parte dalla diffusione dei lettori digitali, lanciati prima nei paesi anglofoni, che hanno avuto più tempo per abituarsi alla nuova tecnologia e a trovare il modo di abusarne.

In Italia, un altro aspetto da tenere in considerazione è il numero di lettori, un dato imbarazzante se confrontato con gli altri paesi della UE. Per esempio, per quanto i supporti per la lettura digitale siano arrivati tardi anche in Spagna, qui il consumo illegale di libri è molto più diffuso, tanto da spingere il governo spagnolo a legiferare in materia per evitare il collasso dell’industria editoriale nel paese, fatica sprecata se si considerano i posti di lavoro bruciati dai download illegali. Altro aspetto da non sottovalutare è la grande facilità con cui si possono acquistare libri online, sia in formato digitale sia cartaceo. Non solo Amazon, ma anche Ibs e Bookrepublic, per citare due tra i più conosciuti, con modalità di consegna rapide e puntuali.

Questi fattori non sono comunque sufficienti a eliminare il fenomeno, ammesso sia possibile eliminarlo. Al contrario, pare essere una tendenza in costante crescita, per quanto moderata. Il mercato editoriale non è mai stato florido e perdite molto inferiori rispetto a quello musicale o cinematografico possono essere letali per autori e case editrici che già vivono una situazione di crisi. La preoccupazione degli addetti ai lavori è quindi giustificabile, e un sistema già vicino al collasso potrebbe subire il colpo di grazia. La ripresa dell’industria editoriale è dibattito quotidiano, critiche sulle politiche di pubblicazione, sulla mancanza di veri progetti editoriali e sulla nascita di monopoli (Mondazzoli) sono di grande attualità. La pirateria potrebbe essere la classica goccia che fa traboccare il vaso.

In apparente controtendenza, alcuni progetti editoriali hanno permesso il libero accesso ai contenuti, come Wu Ming Foundation, sito del collettivo Wu Ming, che pur pubblicando per Einaudi rende da sempre disponibili i propri libri in forma gratuita. E questa scelta non sembra aver danneggiato le vendite. Come sottolinea da tempo Cory Doctorow, scrittore americano di fantascienza, il grande problema non è la pirateria, quanto il comunicare al potenziale lettore l’esistenza di un titolo, operazione non facile visti i quasi 200 libri al giorno pubblicati in Italia. Le case editrici italiane hanno trascurato a lungo la diffusione, limitandosi a pubblicare materiale senza un supporto stampa adeguato, e solo in anni recenti questa tendenza sta cambiando.

Anche l’editoria dovrà imparare a convivere con la pirateria, ma dovrà cambiare strategie per riuscirci. Forse queste strategie sono le stesse che la porteranno fuori dalla crisi, ma il pericolo è reale e minaccia l’intera industria culturale del paese.

Redazione

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