Può un autore essere troppo produttivo?

A proposito di questo argomento, Stephen King scrive un articolo nel quale mette in discussione la veridicità di quello che la critica letteraria afferma. King riporta tantissimi esempi che sembrano dare ragione al fatto che una scrittura molto produttiva equivalga a una scrittura di bassa qualità, citando John Creasey, Ursula Bloom e Barbara Cartland, autori di centinaia di romanzi scritti e pubblicati sotto vari pseudonimi, le quali opere sono state per lo più dimenticate. D’altra parte però prende in considerazione una scrittrice importante come Agatha Christie che, nonostante la sua “troppa produttività” ha saputo lasciare un segno indelebile nel cuore del pubblico. Infatti ognuno di noi conoscerà certamente Miss Marple ed Hercule Poirot, i due personaggi nati dall’immaginazione della Christie e diventati quasi immortali. “Nessuna persona sana di mente discuterebbe il fatto che la quantità non garantisce la qualità, ma affermare che la quantità non produce mai la qualità mi sembra una cosa sciocca e certamente falsa”, afferma King.

A questo punto Stephen King focalizza la sua attenzione sull’aspetto contrario a quello appena affrontato: quando scrivere meno sembra essere più produttivo in termini di qualità. Egli riporta l’esempio di Donna Tartt, una delle migliori scrittrici americane degli ultimi 50 anni, e di Jonathan Franzen, che fino ad oggi hanno pubblicato rispettivamente 3 e 5 romanzi. “È semplice guardare questi pochi libri, ognuno di una straordinaria qualità, e concludere che meno è meglio”, afferma Stephen King. Ma poco dopo egli dice che leggendo Pastorale americana, uno dei tantissimi libri pubblicati dallo scrittore Philip Roth, si è reso conto di quanto quel romanzo fosse più delicato e più bello de Il Cardellino della Tartt o di Libertà di Franzen.

Per cui non è sempre vero che chi scrive pochi romanzi ha più possibilità di avere successo. Dipende tutto dalla capacità che uno scrittore ha di attirare l’attenzione del lettore e di saper farsi amare, e non da quanti libri ha scritto. Inoltre secondo Stephen King è quasi impossibile non essere troppo produttivi, almeno per quanto riguarda la sua esperienza. King ha infatti pubblicato più di 55 romanzi utilizzando vari pseudonimi e una volta ha persino pubblicato 4 libri in un solo anno, ma come dice lui, non aveva altra scelta: “Avevo mille idee ma solamente 10 dita e una tastiera.

Quindi alla fine, la “troppa produttività” di uno scrittore può essere vista più semplicemente come un bisogno personale di mettere le proprie idee, i propri pensieri, le proprie emozioni nero su bianco, a seconda di quello che si vuole comunicare in quel preciso momento. Dice Stephen King in conclusione: “La mia opinione è questa: essere autori prolifici è a volte inevitabile. La definizione‘produrre più frutti, o fogliame, o più prole’ ha un suono ottimista per le mie orecchie”.

Redazione

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