Perché ricordare Lucio Dalla

Tre anni fa moriva Lucio Dalla. Il mondo della cultura italiana ha sofferto per questa perdita, e ancora oggi si organizzano eventi per ricordare il cantautore bolognese così versatile e raffinato che ha segnato la nostra musica.

Ma perché ricordare Lucio Dalla? Cos’è che ha reso questo piccolo uomo così unico nella nostra scena musicale? Ricostruire una mera cronologia della sua vita è un lavoro lunghissimo e allo stesso tempo sterile, anche se per capire bene il suo percorso artistico alcune tappe sono fondamentali.

Come cita una delle sue canzoni più famose, Dalla nasce il 4 Marzo del 1943 a Bologna, una città che segnerà la sua adolescenza (per non dire l’intera vita). Già, perché negli anni Sessanta e Settanta, Bologna era uno dei pochissimi centri italiani in cui si teneva un festival serio di musica jazz, ed è proprio questo il genere che affascina il giovane Dalla. Da autodidatta, impara a suonare il clarinetto, ad orecchio, senza conoscere spartiti o note, come ammette lui stesso in diverse interviste. Nonostante questo, si fa conoscere subito per i virtuosismi con questo strumento, tant’è che duetta con Chet Baker, uno dei più grandi trombettisti jazz di sempre.

Questa sua capacità di improvvisare gli consente di entrare in diversi complessi: la Rheno Dixieland Band in cui suonava anche il futuro regista Pupi Avati, e in seguito i Flippers, con i quali diventa famoso per il suo canto scat, e per l’improvvisazione di un linguaggio che ricalca l’inglese solo nei suoni.

Dalla si definisce un trasformista, lo era sin da piccolo, ed è proprio quello che dimostra il suo incontro con Gino Paoli, che lo preleva dai piccoli palcoscenici per “buttarlo” nel mondo discografico. Risale agli Settanta l’esordio traumatico al Cantagiro, palco sui cui riceverà lanci di frutta e fischi.

Ma la sua carriera non si ferma qua. La sua partecipazione a vari festival musicali gli fa abbandonare il mondo jazz, per diventare un cantante melodico, genere che sembra per nulla adatto a una personalità così fuori dagli schemi. È proprio questa una delle qualità che viene immediatamente riconosciuta da tutti in Dalla, la sua capacità di sorprendere, di andare oltre le righe. Lo stesso Gino Paoli ricorda di aver subito pensato che quel ragazzo poteva davvero fare di tutto.

Piano piano, il cantante bolognese si fa un nome, e collabora con diversi autori e parolieri. Interessante è il caso della canzone già citata 4/3/1943, scritta da Paola Pallottino. Il testo, nonostante la sorprendente diffusione internazionale di cui gode in breve tempo, diventa oggetto di censura. Inizialmente doveva chiamarsi Gesù Bambino, titolo abbastanza scomodo, visto che si parlava di una ragazza madre che giocava a fare la Madonna con un bimbo da allattare. Molte parti della canzone vengono riadattate per quel pubblico un po’ moralista, un po’ scandalizzato, ma questo fatto non fa che aumentare la popolarità di Dalla.

L’incontro centrale, una delle tante svolte della sua carriera, è quello col poeta Roversi. Un duo che sperimenta tantissimo nella musica, che osa nei testi socialmente impegnati, negli spettacoli destinati alle classi operaie. Automobili è il concept album del 1976, nato dallo spettacolo teatrale Il futuro dell’automobile e altre storie. Il lavoro (ultima parte della trilogia di cui facevano parte anche Il giorno aveva cinque teste e Anidride Solforosa) è l’ultimo della coppia Dalla-Roversi.

Lucio Dalla ora è solo, ma vuole rimettersi in gioco. Decide di essere anche l’autore dei suoi testi e supera brillantemente la prova, regalandoci pietre miliari della sua discografia e della musica italiana in generale. Nascono Com’è profondo il mare, l’originale e geniale Disperato Erotico Stomp, la poesia di Anna e Marco. Tutte canzoni che sono destinate a suscitare tuttora interesse ed emozioni.

Sono gli anni ’80 e, mentre Lucio sforna altri successi come L’anno che verrà, si delinea sempre più anche il suo lato estetico che farà di lui non solo un cantautore in gamba, ma anche un personaggio eccentrico. Il suo look trasandato con l’immancabile zuccotto in testa, è rimasto nell’immaginario della nostra cultura.

Sono anni di felicità creativa, e di collaborazioni importanti come il tour Banana Republic con De Gregori, con i quale riempie gli stadi, o con Ron, e i futuri Stadio.

Un aneddoto interessante è quello che riguarda la creazione della canzone Futura. È lo stesso Dalla a raccontare la genesi del testo. Si trovava a Berlino, proprio nel punto in cui si trovava il passaggio tra Berlino Est e Berlino Ovest. Dalla scende dal taxi che l’ha condotto sin là, si siede su una panchina e accende una sigaretta. Pochi minuti dopo arriva Phil Collins, e anche lui si siede su un’altra panchina e inizia a fumare. Il cantante italiano è tentato di andare da Collins per presentarsi, dirgli che anche lui è un musicista, ma alla fine non accade niente di tutto questo. Lucio non vuole rompere la magia di quel momento, che insieme al magnetismo creato dalla storia del muro dà a Lucio l’ispirazione per scrivere di questi due giovani amanti, divisi che immaginano un domani senza paura.

È questo Lucio Dalla. Un concentrato di emozioni, sensibilità che si esprime in testi diretti ma raffinati.

Non mancano altri successi, come la canzone pop Attenti al lupo, che diventa un caso degli anni ’90. La musica è coinvolgente, il testo orecchiabile, e in più l’indimenticabile balletto che l’accompagnava hanno reso questo pezzo uno dei capisaldi di quegli anni (e della mia infanzia).

Lucio Dalla è anche descritto come un amico da tutti quelli che lo conoscevano. Morandi ricorda il tour fatto insieme, in cui si sfidavano vocalmente improvvisando pezzi non in scaletta. Un uomo sempre curioso di musica e scopritore di talenti come Samuele Bersani, Luca Carboni, Angela Baraldi (l’ultimo è stato Pierdavide Carone).

Caruso è l’ultima vera svolta della carriera di Dalla. Scritta di getto a Sorrento, cantata in tutto il mondo, seconda canzone italiana più conosciuta dopo Nel blu dipinto di blu di Modugno. Dai tratti lirici e melodici, questa è la canzone che consacra definitivamente Lucio Dalla come uno dei migliori cantanti della nostra scena musicale.

A tre anni dalla sua morte, si celebra questa estrosa e geniale personalità con un tour della sua casa a Bologna, realizzato da altri amici musicisti, come il già citato Bersani. Per darvi un’ulteriore idea di quanto sia importante Dalla, basti pensare che i biglietti dell’iniziativa sono finiti nel giro di tre ore.

Cercare di descriverlo è uno sforzo immane, sia musicalmente sia caratterialmente, perché Lucio Dalla è stato davvero tante cose, tanti generi, tanta ironia e delicatezza.

Ma sì, è la vita che finisce ma lui non ci pensò poi tanto anzi si sentiva già felice e ricominciò il suo canto.” Caruso.

Grazia Pacileo

Nata alla fine degli anni ’80 a Catanzaro, vive ora a Pisa dove studia Lettere moderne. Ha collaborato a una web radio, conducendo un programma e scrivendo recensioni musicali. Appassionata di libri e di film in bianco e nero, ma soprattutto divoratrice di musica in cuffia e dal vivo.