Nelle scuole francesi si torna al passato: un dettato al giorno per salvare la lingua

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Un dettato al giorno per salvare la lingua scritta. Il Ministro dell’istruzione francese Najat Vallaud-Belkalem ha annunciato la scorsa settimana il ritorno del dettato quotidiano nelle scuole primarie francesi. La riforma dell’istruzione promossa dal giovane ministro socialista tenta di ridurre la distanza che si è creata tra i cittadini francesi e la loro lingua.

Sono lontani gli anni in cui Bernard Pivot, storico giornalista e divulgatore culturale televisivo francese, metteva alla prova i cittadini dell’Hexagon con i dettati in televisione. I francesi aspettavano con ansia, matita rosso-blu alla mano, la versione corretta del dettato che sarebbe stata pubblicata l’indomani sui giornali. Oggi i cugini d’Oltralpe padroneggiano meno della metà delle complesse e numerose regole grammaticali francesi.

Lire, écrire, compter. Leggere, scrivere, contare. La scuola elementare francese riparte dai fondamentali, garanzia di una base comune di conoscenze, competenze e cultura per tutti i bambini francesi. Dettato quotidiano, esercizi di calcolo mentale e lettura. Questa è la ricetta che il governo Hollande ha preparato per sfidare il determinismo sociale.

L’école exigeante, la scuola esigente del ministro Vallaud-Belkalem, si basa quindi su una pedagogia dell’esercizio quotidiano e della ripetizione, in cui la priorità delle priorità è la padronanza della lingua francese, veicolo indispensabile di cultura e quindi di emancipazione individuale.

Mentre in Francia un governo progressista riscopre ricette tradizionali, in Italia si continua a far di tutto per cercare soluzioni cervellotiche ed innovative che si rivelano poi fallimentari. Numeri alla mano, nel Bel Paese la percentuale di persone adulte al di sotto dei livelli minimi necessari a capire un testo e usare basilari concetti matematici e scientifici tocca quasi il 70%. Come si può facilmente capire, fattore determinante, oltre alla qualità della scuola, è anche lo stile di vita che allontana progressivamente le persone adulte dal ragionamento, dall’informazione e da una vita sociale attiva.

È importante quindi innanzitutto pensare la scuola elementare come il primo grande luogo di rimozione delle disuguaglianze nella vita di un cittadino. Sarebbe interessante prendere in considerazione anche in Italia una robusta reintroduzione del “pensiero sequenziale” (dettato, poesie a memoria e calcoli) ma anche, come ha affermato Marco Rossi Doria, la reintroduzione dell’esame di quinta elementare come rito di passaggio e di verifica dell’effettivo primo abbattimento delle barriere sociali.

Francesco Frisone

Francesco Frisone

Francesco Frisone, nato nel 1994 a Roma. Frequenta la facoltà di Scienze Politiche presso l’Università degli Studi di Pavia, è allievo IUSS e alunno dell’Almo Collegio Borromeo. Ha frequentato la London School of Journalism nell’estate 2014 e ha lavorato per l’Ufficio del Sindaco Depaoli a Pavia nel 2015. Si interessa di media, politica e campagne elettorali.