Lorenzo Da Ponte, primo libraio italiano in America

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Nel 1884 il siciliano Sante Fortunato Vanni aprì la prima libreria italiana negli Stati Uniti d’America. Così perlomeno si è detto, scritto, ridetto, riscritto e così di norma si seguita a ritenere. Ma a ben vedere egli era stato anticipato, decenni e decenni prima, da un personaggio insospettabile: trattasi di quel Lorenzo Da Ponte (1749-1838) che fu autore dei libretti della celebre trilogia mozartiana composta da Le Nozze di Figaro, Don Giovanni e Così fan tutte.

Originario di Cèneda, oggi quartiere di Vittorio Veneto, e cresciuto in una famiglia modesta ma non priva di stimoli intellettuali, il giovane Emanuele Conegliano, poi Lorenzo Da Ponte (assunse tale nome in omaggio al vescovo che lo aveva battezzato, com’era costume al tempo), studiò in seminario e fu ordinato sacerdote. Nonostante questo, o anzi forse proprio per questo, a Venezia si diede a condurre vita da libertino: si innamorò spesso (e nondimeno concluse), frequentò Giacomo Casanova, che gli fu amico ma che ci dipinge anche come un infingardo e un improbo. La sua esistenza di libertino e gaudente attirò l’occhio dell’autorità dogale: venne denunciato, oltre che per la condotta ritenuta scandalosa e le ripetute assenze alla messa domenicale, per “aver mangiato prosciutto di venerdì”. Condannato, si vide costretto alla fuga. Da qui mosse verso il Friuli e in seguito a Vienna, dove, protetto e introdotto dal compositore di corte Antonio Salieri, veneto come lui, avvierà il sodalizio con il giovane musicista salisburghese Wolfgang Amadeus Mozart, connubio che gli procurerà fama immortale. Terminati i fasti viennesi, fu costretto a vagare assieme alla moglie Nancy per mezza Europa. La fortuna sembrava averlo abbandonato. Nel 1805 decise quindi di partire per l’America, dove trascorrerà l’ultima (lunga) fase della sua vita e dove si farà promotore non solo dell’opera italiana, ma della cultura italiana in genere, e dove potrà godersi, quasi come un postero, il successo del Don Giovanni.

A “Nuova Jorca” vi approdò al principio del secolo XIX. L’idea di mettere in piedi una libreria italiana in quella città maturò gradualmente. Certo era mosso dal desiderio di far conoscere le lettere nostrane in quel continente, giacché, dovette constatare, “quanto alla lingua e letteratura italiana se ne sapeva tanto, in [quella] città, quanto della turca o della chinese”. La svolta avvenne un giorno qualsiasi in una qualunque libreria di New York. Qui il Nostro prese a conversare coi presenti sulla necessità di diffondere le lettere italiane da questa parte dell’oceano, per poi concludere che sarebbe stato proprio lui “il fortunato italiano che [avrebbe fatto] conoscer a’ signori americani i pregi della sua lingua, e il numero e il merito de’ suoi massimi letterati”. E difatti poco tempo passò che alcune giovani damigelle newyorkesi di buona famiglia presero a seguire le sue lezioni di lingua e letteratura italiana. Non siamo in grado di verificare se da quelle poche decine si passò veramente ai 1.500 allievi di cui Da Ponte parla nelle Memorie, ma d’altro canto non abbiamo neppure elementi per confutarlo.

Finalmente nel 1819, all’età di 70 anni, Da Ponte riuscì a mettere in piedi una libreria italiana presso la scuola dove insegnava. Non era stato facile procurarsi i libri, che d’altro canto non dovettero essere numerosissimi: egli lamentava il poco spirito pratico e imprenditoriale dei librai suoi compatrioti che lesinavano di spedire libri dall’Italia per timore di perderci; di fargli credito, d’altra parte, costoro non avevano alcuna intenzione. Da Ponte non si scoraggiò: seguitò a insegnare italiano sino a che ottenne la nomina come professore alla Columbia University. Instancabile, alternava l’insegnamento a molteplici iniziative culturali: fu grazie a lui se nel 1832, nei teatri di New York e Filadelfia, poterono essere rappresentate le opere di Rossini, Bellini e Mercadante. Ancora all’età di ottantatré anni non aveva quindi smesso di lavorare, indefesso. Tuttavia ciò non gli bastò a evitare la solitudine degli ultimi anni, complice anche la perdita dei suoi familiari. Se ne consolò con i suoi libri: “Ho aperto un magazzino di libri, dove m’assido al cantar del gallo, e non n’esco se non per pochi momenti, e vi rimango poi fin dopo molt’ore della notte”. La clientela era sparuta e non era raro che qualcuno vi entrasse scambiando la sua bottega per quella, attigua, “ove si vendono zuccherini e crostate”.
Da Ponte morirà a New York nel 1838, oramai prossimo ai novant’anni. E se nel mondo è oggi celebre – comprensibilmente e giustamente – soprattutto per la collaborazione con Mozart, nondimeno dovrebbe esserlo, quantomeno nella nostra Penisola, in ragione dei risultati che ottenne nell’ultima parte della sua vita: allora sarà chiaro a tutti che Lorenzo Da Ponte è stato uno dei primi ambasciatori della cultura italiana negli Stati Uniti d’America.

Marco Testa

Nato nel 1983 e cresciuto nell’isola di Sant’Antioco, ha portato avanti gli studi classici e storici parallelamente a quelli musicali. Autore di saggi e numerosi articoli, è stato relatore in diverse fiere del libro in Italia. Redattore di “Cultora” e del “Corriere Musicale”, attualmente lavora presso l’Archivio di Stato di Torino. Adora (quasi) tutto ciò che è Musica, il mare, l’horror, la letteratura di viaggio, gli antichi borghi, il buon cibo e molto altro. Vive a Torino dal 2008.