Libri e fantascienza: quale passato, quale futuro?

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Ci siamo emozionati (‘emozione’ è il termine giusto? Forse no, meglio ‘inquietudine’) con 1984 di Orwell, che ha parlato più di presente che di futuro. Asimov ci ha dato i brividi mostrandoci con magistrale precisione e realismo lo specchio di un futuro possibile. Ray Bradbury con Fahrenheit 451 e Cronache marziane ha dipinto mondi futuristici pieni di paradossi e paure, socialmente e culturalmente non così lontani dal nostro immaginario. Jules Verne, William Gibson, Aldous Huxley, Philip Dick, H. G. Wells e chi più ne ha più ne metta. Scrittori del passato che hanno sfidato il tempo costruendo nero su bianco orizzonti futuristici e fantascientifici, proiettando in un ipotetico futuro tutti i loro sogni (o incubi), le speranze, le ansie e le contraddizioni della nostra società.

Proiezioni che spesso hanno trovato una conferma nelle nuove invenzioni, nei progressi della scienza e della tecnologia, nel mutare degli ordini mondiali e culturali. Siamo nel 2015, già è stato superato il confine di tempo in cui molti autori di romanzi fantascientifici avevano collocato le loro ‘visionarie’ idee. Orwell aveva parlato di un 1984 distopico, Asimov in Robbie (primo libro della raccolta di Io, robot, uscito nel 1940) pensa al 1998, Ray Bradbury si spinge dal 1999 fino al 2026 (dopodomani, praticamente).

Le idee alla base delle più famose opere fantascientifiche del passato sono riassumibili (in modo molto generale) nel tentativo di immaginarsi le tecnologie del futuro, la dicotomia dell’uomo con questi ritrovati tecnologici e l’evoluzione della società in un percorso di automazione e artificialità. Sogni e fantasie che nacquero da autori a cavallo tra due ere: la modernità e la contemporaneità, in anni in cui il progresso scientifico e tecnico stava sorgendo sfrenato nel suo volto più impressionante e nuovo, aprendo orizzonti sconosciuti e immaginifici.

E oggi? Oggi che tutto sembra possibile, oggi che l’artificiale si fonde alla carne e l’idea di una rete globale e virtualmente infinita dalle immense potenzialità si è realizzata, oggi che i politici parlano con i tweet, le stampanti 3D spopolano, le manifestazioni si fanno con gli ologrammi e siamo tutti alla ricerca affannosa di un free Wi-Fi spot, quali sono le prospettive di futuro immaginate dai nuovi romanzi fantascientifici?

Credi che non ci sia più nulla da inventare e che i ‘duemila’ siano gli anni dell’immobilismo tecnologico di un costante ri-perfezionamento di invenzioni già fatte? La verità è un’altra, solo che siamo più abitudinari e scettici di quanto immaginiamo (come mia madre alla mia età che proprio non riusciva a capire come avrebbero potuto funzionare e sfondare nel mercato i visionari telefoni portatili fuori di casa). Se volete ricredervi, questi video sono un buon punto di partenza e fanno capire come delle ottime nuove invenzioni non debbano essere per forza sconvolgenti, eclatanti e luccicanti: Futuristic inventions available now, Futuristic inventions available now – 2.

Detto questo, per passare un’estate fantascientifica, ecco tre titoli che non potete perdervi:

La ragazza meccanica di Paolo Bacigalupi: un mondo in cui le calorie sono diventate la valuta corrente, le bio-tecnologie vengono sfruttate dalle aziende per incrementare i profitti e l’umanità si trova sull’orlo di un’evoluzione post-umana a causa della deriva genetica del bio-terrorismo. E questo ‘bio’ davanti a tutto? Sintomo della paura di un futuro in cui il cibo scarseggerà per tutti e la guerra sarà tra cromosomi, epidemie e modificazioni artificiali. E la ‘ragazza meccanica’? È Emiko, una Neo Persona, non umana: è un essere costruito in laboratorio e programmato per servire e appagare gli appetiti di un uomo d’affari di Kyoto, ora abbandonata nelle strade di Bangkok. L’ambientazione è thailandese: l’occhio del progresso si sposta ad Est e perde la sua connotazione ‘occidentocentrica’.

La strada diCormac McCarthy: un uomo e un bambino viaggiano attraverso le rovine di un mondo ridotto in cenere in direzione dell’oceano, dove forse i raggi raffreddati di un sole ormai livido cederanno un po’ di tepore e qualche barlume di vita. Trascinano con sé sulla strada tutto ciò che nel nuovo equilibrio delle cose ha ancora valore: un carrello del supermercato con quel po’ di cibo che riescono a rimediare, un telo di plastica per ripararsi dalla pioggia gelida e una pistola con cui difendersi dalle bande di predoni che battono le strade decisi a sopravvivere a ogni costo. Uno scenario apocalittico in cui a regnare è il nulla, il ritorno al primitivismo e alla lotta per la sopravvivenza. Un mondo in cui il dopo è già arrivato ed è un limite di non ritorno.

Student Guerrilla di Isamu Fukui: il libro è ambientato in una metropoli di un futuro regolato da un regime globale che impiega il Ministero della Pubblica Istruzione come braccio ideologico preposto alla formazione/alienazione dei cittadini. L’unica crepa in questo sistema è costituita dall’adolescenza, periodo di inevitabile crisi e ribellione in cui gruppetti di renitenti abbandonano la scuola dando vita a una vera e propria organizzazione terroristica, detta Truancy, che si rende autrice di attentati sanguinari. Quando il futuro sembra terribilmente vicino al presente.

Redazione

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