La crisi del giornalismo pro/contro Berlusconi. Renzi non “tira” quanto il Cav

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Molti lettori di giornali vengono attratti dal fatto che chi scrive sa perfettamente cosa vogliono leggere. Di solito questa targhettizzazione del pubblico va sotto il nome di “linea editoriale”. In realtà, invece, è una tecnica “d’acchiappo” che spesso funziona così: se un giornale spara contro il mio avversario o incensa il mio beniamino mi da soddisfazione a prescindere dal fatto che dica il vero o il falso. È una pratica che tuttavia non c’entra niente con il giornalismo con la G maiuscola, ma serve solo ad incrementare le vendite in modo drogato.

Un esempio. In Italia per un lungo periodo un bacino di potenziali lettori così “pigri” gravitava intorno alla figura di Silvio Berlusconi. C’era chi l’odiava e chi l’amava. Il Fatto Quotidiano, come testata, è praticamente nata e cresciuta attaccando Berlusconi talvolta in modo fazioso e tendenzioso. Finito “l’effetto Berlusconi” il giornale ha quasi dimezzato le vendite.

Al gennaio 2015, infatti, le vendite medie giornaliere del Fatto Quotidiano erano pari a 64.759 unità. Dopo un anno (2016) nello stesso mese erano circa 39.134. Questo dato conferma che un buon giornale per consolidarsi e crescere debba fare una buona informazione con onestà intellettuale, anche se schierata.

Ora Travaglio, per risolvere il problema del calo delle vendite, sta provando a fare con Renzi quello che aveva fatto in precedenza col Cavaliere. Si tratta, per onore di cronaca, di un ragionamento trasversale, e che non risponde a qualche “simpatia” di chi scrive per Berlusconi. Tant’è che anche Il Giornale, di proprietà del Cav, ha diminuito il giro d’affari, anche se il tal caso la linea editoriale era e resta orientata a difendere le scelte di Berlusconi a prescindere. Il quotidiano milanese è passato da 92.467 copie medie giornaliere vendute a gennaio 2015 a 74.998 nel gennaio 2016.

Altro esempio è quello de La Repubblica, dove imperava Eugenio Scalfari, il cui odio nei confronti di Berlusconi era dichiarato (per non parlare di quello dell’editore De Benedetti). Il calo di vendite è di quasi 30mila copie: dalle 328.233 copie medie giornaliere vendute nel mese di gennaio del 2015 si è passati alle 289.349 del Gennaio 2016.

Per completezza va ricordato al lettore che nel periodo preso in considerazione dall’indagine alcune testate (Corriere della Sera, Avvenire e Il Sole 24 Ore) hanno aumentato il loro volume d’affari.

Una spiegazione di questo trend è così riassumibile: quando un quotidiano si trova senza un punto di riferimento, da attaccare o da difendere, dello stesso appeal mediatico di quello che ha avuto Berlusconi all’apice del suo ventennio di politica, la linea editoriale si trova disorientata, debole e meno incisiva. Questo perché, inconsapevolmente, non era il buon giornalismo delle testate a indirizzare il parere dei lettori ma l’argomento in sé a “tirare” il volume di vendite. Non a caso, infatti, gli scandali che stanno coinvolgendo il Pd di Renzi, e gli attacchi al Premier in prima persona, non riescono a sfondare in edicola.