“Io sono Fatima”, l’angelo della libertà che combatte Boko Haram con i libri

Il motivo principale per cui una strage di 2000 uomini, donne e bambini innocenti riesca a passare inosservata agli occhi della maggior parte dell’opinione pubblica Occidentale è presto detto: non fa notizia.

Il che è paradossale vista l’imponente levata di scudi internazionale riservata all’attacco terroristico che ha fatto piombare nel caos Parigi. Perché dei terroristi islamici che assediano la redazione di un giornale uccidendo una dozzina di persone innescano una reazione a catena di proporzioni mondiali, addirittura paragonate a quelle che seguirono l’attacco al WTC di New York, mentre una strage gratuita altrettanto barbara, altrettanto insensata, altrettanto ingiustificabile di proporzioni mille volte più grave (almeno a livello numerico) non scatena alcuna reazione oltre un breve sgomento di cinque minuti davanti al Tg?

Perché nell’ipocrisia di questa società sta anche il concetto, che la fonda, di “disinteresse passivo”, chiamiamolo così. Si tratta di un’espressione che non esiste ma che è possibile utilizzare per riferirsi a quella pratica secondo cui finché non si viene toccati direttamente da una qualsivoglia ingiustizia, finché non se ne riescono a comprenderne le dinamiche e non ci si immedesima completamente non se ne sente il peso. Potrà anche essere comprensibile, visto l’egoismo e l’individualismo che fanno da padrone l’Occidente moderno, ma se i redattori di Charlie Hebdo sono stati martirizzati proprio perché vittime di una lotta combattuta in modo impari (matite vs Ak-47), i duemila nigeriani trucidati addirittura non stavano combattendo alcuna lotta. Erano inermi, persone comuni, esattamente come noi. Il fatto che faccia notizia sentirsi in qualche modo “violati” da un attacco avvenuto per le nostre strade ci permette di ignorare dal punto di vista umano ciò che accade in altre parti del mondo meno perfette?

Eppure gli artefici di questa mattanza, quel gruppo terroristico che molti confondono ancora con il nome di un singolo leader, Boko Haram, sono gli stessi che alcuni mesi fa si resero protagonisti di un’altra vigliaccheria atroce: il rapimento di 219 studentesse da schiavizzare barbaramente. All’epoca l’hashtag #bringbackourgirls venne lanciato su Twitter riscuotendo un successo roboante, ma evidentemente stavolta gli internauti occidentali erano troppo occupati a leccarsi le ferite e fare quadrato attorno ad un fantomatico “attacco alla libertà di espressione”. Il significato di Boko Haram è “l’educazione occidentale è peccato”. Il gruppo terroristico jihadista rappresenta per l’Occidente un nemico identico all’ISIS o ad Al-Qaeda, ma non lo percepiamo finché non ce lo troviamo fuori dalla porta. Visto e considerato quanto sia miope e ipocrita tale approccio, potrebbe essere significativo celebrare, così come i 12 martiri della libertà di stampa, una psicologa nigeriana dalla voce lieve, Fatima Akilu.

Non ha i tipici lineamenti Occidentali e non abita dall’altra parte della staccionata del nostro giardino e, soprattutto, è ancora in vita ed è un angelo della libertà. Di giorno studia le mosse di Boko Haram, di notte scrive libri per bambini. Per i terroristi di Boko Haram rappresenta un nemico giurato poiché molto più pericoloso dei politici nigeriani o dei signori della guerra. Mentre loro speculano sul terrore causato trasformandolo in business, Fatima agisce sulle coscienze delle persone impugnando “armi” non convenzionali per chi perpetra azioni terroristiche: libri e palloni, promossi come strumenti per combattere la filosofia dei gruppi islamici radicali. Letteratura, arte, musica, sport sono gli elementi su cui Fatima e il suo gruppo puntano per contrastare il messaggio unico degli estremisti.

Non a caso, una delle iniziative promosse prende il nome di “Cento libri” e ha l’obiettivo di portare piccole biblioteche nelle scuole povere che non hanno neanche un volume. Riflettendo sul valore dell’istruzione, dell’educazione e della formazione attraverso i libri in realtà infernali come quella nigeriana sotto il giogo dello jihadismo si dovrebbe essere in grado di comprendere come l’Occidente istruito non sia beneficiario di una fortuna piovuta dal cielo ma custode di un onere, quello di utilizzare questa stessa l’istruzione per emanciparsi intellettualmente, divenendo finalmente un membro attivo e propositivo in una società all’avanguardia.

Se i media sostenessero queste iniziative e passassero meno tempo a mostrare da tutte le angolazioni i video di un fanatico che giustizia a sangue freddo un poliziotto (il poliziotto diventa martire in Occidente ma il fanatico diventa eroe per gli estremisti), se fossero idee come questa ad attirare le attenzioni più che le dichiarazioni sciocche di un califfo che minaccia Roma (proprio per ottenere visibilità e incutere timore), se l’opinione pubblica formasse la propria coscienza in base al discernimento di ciò che è giusto e ciò che non lo è anziché in base a ciò che fa tendenza, non saremmo tutti più pronti ad affrontare minacce come quella dell’integralismo islamico in modo più consapevole?

Daniele Dell

Daniele Dell’Orco

Daniele Dell’Orco è nato nel 1989. Laureato in di Scienze della comunicazione presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, frequenta il corso di laurea magistrale in Scienze dell’informazione, della comunicazione e dell’editoria nel medesimo ateneo. Caporedattore del sito Ciaocinema.it dal 2011 al 2013 e direttore editoriale del sito letterario Scrivendovolo.com, da febbraio 2015 è collaboratore del quotidiano Libero, oltre a scrivere per diversi giornali e siti internet come La Voce di Romagna e Sporteconomy.it. Ha scritto “Tra Lenin e Mussolini: la storia di Nicola Bombacci” (Historica edizioni) e, sempre per Historica, l’ebook “Rita Levi Montalcini – La vita e le scoperte della più grande scienziata italiana”, scritto in collaborazione con MariaGiovanna Luini e Francesco Giubilei. Assieme a Francesco Giubilei, per Giubilei Regnani Editore, ha scritto il pamphlet “La rinascita della cultura”. Dal 2015 è co-fondatore e responsabile dell’attività editoriale di Idrovolante Edizioni.