Intervista ad Alberto Boni: Il ciclo degli 11, un viaggio tra il mistero e l’esoterismo

Alberto Boni, chirurgo di professione, ma amante della letteratura e del medioevo, presenta il suo nuovo thriller a sfondo medievale: “Il ciclo degli 11”, un’avventura tra le più antiche abbazie d’Europa che coinvolgerà Mark, il protagonista, anch’egli un chirurgo, in un’intricata storia di omicidi efferati, misteri e profezie.

Lei si è sempre occupato di medicina e la sua professione è quella di chirurgo. Com’è nata questa passione per la scrittura?

È una domanda che mi viene rivolta sempre più spesso e capisco le motivazioni. È dall’età di sette ani che volevo fare il chirurgo e, da allora, non ho mai avuto un ripensamento, ma, molto forte, è sempre stata in me l’attrazione per l’esoterico e la medievalistica, tanto che, pochi anni dopo la specializzazione in chirurgia, mi ero iscritto all’Università, al corso di Laurea in Storia Medioevale; purtroppo, a causa dei numerosi impegni lavorativi, con mio grande rammarico, ho dovuto abbandonare dopo qualche anno. Durante la lettura dei numerosi libri e saggi storici che ho divorato negli anni e che ancora oggi sfoglio con immutata avidità, alcuni personaggi e misteri di questo periodo hanno esercitato in me una grande curiosità e attrazione e sono stati di grande stimolo per la mia fantasia. Poi … una notte, quasi senza accorgermene, ho preso un blocco per appunti, ricordo ancora che era a quadretti, e ho cominciato a scrivere … mi sono fermato due ore e mezza più tardi: avevo scritto il primo capitolo del “Ciclo degli 11”! Da quella notte, meravigliandomene ancora oggi, ho scoperto di avere una innata attitudine a scrivere che mi regala un’emozione che si rinnova, pagina dopo pagina, ma, andando subito in contraddizione con quello che ho poc’anzi detto, trovo una grande difficoltà a trovare le parole per poterla descrivere … d’altronde, le più grandi emozioni, difficilmente, si riescono a trasformare in parole e, il più delle volte, si vivono in quella parte più nascosta e più preziosa che è custodita gelosamente dentro di noi.

La trama del suo nuovo romanzo “Il ciclo degli 11” (Sensoinverso Edizioni) si sviluppa fra le città di vari Paesi europei (Italia, Spagna, Austria, Francia, Slovenia, Germania) e Portland negli Stati Uniti. Ha un legame particolare con questi luoghi?

Molti dei luoghi in cui si svolgono i miei romanzi sono fortemente legati al mio passato; è d’altronde scontato che, durante la stesura del racconto, per esigenze dovute alla trama, altri luoghi, senza alcun collegamento con la mia vita, entrino a far parte del romanzo e, empaticamente, della mia vita. Mi stimola e intriga molto andare a visitare i luoghi nuovi che i lettori troveranno nei miei libri, analizzarli, in un primo tempo, come appassionato di storia e vederli poi con l’occhio dello scrittore di thriller. Credo che una delle caratteristiche che contraddistingue la mia scrittura siano proprio le trame itineranti che si sviluppano attraverso l’Europa e non solo, conferendo ai romanzi una caratteristica di internazionalità.

Com’è chiaro anche dall’intreccio del libro, tra i suoi interessi vi è quello per la storia medievale. Cosa la affascina maggiormente di questo periodo storico?

Del medioevo, quel periodo storico che, per definizione, va dalla caduta dell’Impero romano d’Occidente, 476 d.C. alla scoperta dell’America, 1492, la parte che ha sempre avuto una maggiore attrattiva nei miei confronti è quella cosiddetta del pieno medioevo; quell’intervallo di tempo che si estende attraverso l’XI, il XII e il XIII secolo. L’architettura delle cattedrali romaniche e di quelle gotiche, con il periodo di passaggio, nella prima metà del tredicesimo secolo, dal primo stile al secondo è stata solitamente, per me, fonte di attrazione e di interesse, così come, sempre in quel periodo, la costituzione di nuovi ordini religiosi e cavallereschi e , in particolare quello dei monaci Cistercensi e dei Cavalieri dell’Ordine del Tempio. Altri avvenimenti rilevanti, di quel periodo, furono le crociate in Palestina e la crociata contro l’eresia catara che si era venuta a costituire, in Occitania, nel sud della Francia, soprattutto nella regione della Linguadoca. È in questa miscellanea di eventi che si è sviluppato quel terreno fertile che ha determinato la creazione di una moltitudine di misteri e di segreti che hanno creato quel substrato dal quale mi è stato facile attingere per la stesura dei miei romanzi.

La storia de “Il ciclo degli 11” è ricca di riferimenti alla storia medievale, come abbiamo anticipato, e all’esoterismo. Lei pensa che il genere del thriller sia quello che si accorda meglio con queste tematiche?

Il periodo del medioevo, con tutti i lati oscuri che si è portato dietro fino ai nostri giorni, è quel periodo del nostro passato, intriso di misteri e avvenimenti irrisolti, o di dubbia interpretazione, che rappresenta la fucina ideale per trame letterarie con caratteristiche da fare, letteralmente, rabbrividire! Questo non significa, altresì, che il misticismo che pregna questi anni non possa essere di stimolo per romanzi di tutt’altro genere. Io rimango fermamente convinto che la parte che riveste un ruolo da protagonista, nella genitura di un romanzo, sia la fantasia, cioè quell’affascinante capacità della mente di creare e vivere nuove emozioni e riuscire a trasferirle, ridondandole, negli altri. Poco conta chi sia stato ad aver stimolato queste potenzialità dell’intelletto, l’importante è il risultato che ne è scaturito.

Quali sono gli autori che predilige e a cui si ispira nella sua attività di scrittura?

È innegabile che, in passato, abbia letto classiche icone di generi similari al mio; oramai, da molti anni, ho però cessato, in generale, la lettura di thriller, proprio per il timore di condizionamenti o influenze sul mio scritto. Oggi penso di poter asserire di scrivere un genere religioso-esoterico che, inevitabilmente, trae le proprie origini e si articola su basi storiche, con caratteristiche e uno stile personale, dove simbologia religiosa ed emblemi esoterici conferiscono ai romanzi due livelli di lettura: un primo, essoterico, di immediato e semplice svago e divertimento, si articola a un secondo, esoterico, di ricerca e introspezione. Non amo, in nessuna forma di manifestazione dell’intelletto, sia in ambito letterario che in generale, gli accostamenti ad altri personaggi, dei quali, peraltro, rispetto e, in molti casi, ammiro il lavoro svolto.

Alessandra D’Ippolito

Alessandra D’Ippolito nasce in Sicilia nel 1996. Da tre anni vive e studia a Roma. È studentessa al terzo anno di Scienze della comunicazione, con indirizzo in “Giornalismo, relazioni pubbliche e uffici stampa” presso l’Università LUMSA.