Il pene delle formiche

Per chi non lo sapesse, il prossimo 18 aprile a Roma sarò presente a un workshop organizzato dall’editore “Giubilei Regnani” avente a titolo “Pubblicare un libro”.
Giusto per non fingere indifferenza alla riuscita del Workshop, ecco il link alla pagina FB dell’evento, dove si possono trovare tutte le informazioni: https://www.facebook.com/events/1514962755458754/

Qual è lo scopo di questo workshop? Molto semplicemente, dando per scontata quella che è (dovrebbe essere) la cosa più normale per chi vuole pubblicare, ovvero saper scrivere e avere storie interessanti da scrivere, provare a divulgare come questa capacità, questo talento, possano essere indirizzati verso una attività editoriale.
Chi mi conosce e si è confrontato con me sul tema conosce le mie perplessità sulle “scuole di scrittura”, sulla loro reale utilità, ancora prima sulla correttezza di questa denominazione “scuola di scrittura”.
A scrivere insegnano a scuola, qualsiasi cosa si possa imparare dopo non è certamente scrivere, ma come adottare tecniche e sistemi per fare in modo che la propria scrittura abbia caratteristiche che la rendano interessante agli editori (per vendere libri) e ai lettori (per il piacere di leggere), che si capisca la differenza tra lo scrivere solo per passione e farlo per essere letti e apprezzati – da occhi che non siano compiacenti (ogni scrittoscarrafone è bell’a mamma soia – amici partenopei, abbiate pietà).
Comunque, per quanto riguarda QUESTO workshop o corso, o seminario o chiamatelo come vi pare, andate a vedere al link che ho messo qual è il programma e quali sono le finalità.
Durante la giornata io e Paolo Gambi (scrittore con pubblicazioni presso editori molto importanti) avremo il compito di portare le nostre testimonianze, esperienze diverse che dimostrano come non esista una sola strada e una sola possibilità, ma si possa arrivare per vie diverse a risultati simili.
Arrivo al dunque, questo corso si ferma quindi al punto zero dello scrittore che aspira a diventare professionista, al “come avere un testo e come ci si propone all’editore giusto”.
Io proprio in queste ultime settimane mi sono reso conto che servirebbe organizzare un secondo corso, che però non dovrebbe essere gestito da editori, ma sarebbe meglio fosse tenuto da psicologi, di quelli bravi.
Servirebbe un corso per il “dopo pubblicazione”, per imparare a gestire lo stress da critica e l’euforia da “successo”, per riuscire a diventare stagni agli insulti – ebbene sì, metteteli in conto – e alla cattiveria, meritata o gratuita che sia. Un corso che insegni agli scrittori esordienti a riconoscere i sintomi dell’invidia e a separarli dalle critiche meritate, a distinguere in mezzo alla gente che si conoscerà, nel reale o nel virtuale, chi ci sorride per reale amicizia e stima da chi invece usa il sorriso per poi colpirci alle spalle.
Perché una cosa sarebbe veramente importante che gli aspiranti scrittori capissero, tutto quello che c’è prima di pubblicare è nulla, rispetto a tutto quello che avrete e vi succederà dopo aver pubblicato. Se il prima vi sembra stressante, preparatevi, perché il dopo sarà un massacro.
Soprattutto ricordatevi una cosa, aspiranti scrittori, nel mondo editoriale – ma anche in tanti altri ambienti – si perdona tutto meno il successo. La cosa veramente ridicola del mondo editoriale è che il successo quasi sempre ha le dimensioni del pene di una formica.
Ecco, questo vorrei insegnare agli aspiranti scrittori se potessi farlo – anche se temo che l’editore me lo impedirà – ricordatevi che per quanto possiate avere successo, il vostro rimarrà sempre il pene di una formica, quindi che senso ha dare importanza a chi ve lo invidia?
Sono solo trascurabili inezie, le miserie umane e le rivalse di chi non invidia in realtà il vostro successo editoriale, ma l’unica cosa che veramente è importante, la vostra umiltà, la capacità di mettervi in discussione, di continuare a imparare. Ecco, ricordatevi questo, aspiranti scrittori, la vostra dote migliore non sarà mai saper giochi di prestigio con le parole, ma rimanere umili e consapevoli delle dimensioni reali del vostro essere formiche.
Per parafrasare un motto famoso, non siate leoni, non siate affamati; siate formiche, siate umili.

Marco Proietti Mancini

Marco Proietti Mancini

Sono del 1961, quindi ho fatto tutta la vita in discesa (nel senso che non ha fatto altro che peggiorare). Scrivo da sempre, pubblico da poco e mi domando continuamente “ma chi me l’ha fatto fare?” Mi trovate qui, mi trovate su Facebook, mi trovate in libreria con “Da parte di Padre”, “Roma per sempre”, “Gli anni belli” e l’ultima creatura “Oltre gli occhi”. Ma tranquilli, se non mi trovate voi vi verrò a cercare io e scriverò di voi nel prossimo romanzo. Poi non vi lamentate se vi riconoscete nella parte del brutto e cattivo. “Tiri Mancini” è il mio personale terrazzino sul mondo, che di balcone famoso in Italia ne abbiamo già avuto uno e il padrone del balcone non è che abbia fatto una bella fine. Quindi – per chi passa e si ferma – preparatevi a gustare un panorama diverso da quello che vi mostrano gli altri, almeno io ci proverò, a farvelo vedere dal lato Mancini. Che fine farò io? Dipenderà da voi.