Il paese di Facebook. L’Italia prima al mondo per uso dei social network

di Simone Giallonardo, in Media, New media, del 15 Dic 2015, 09:30

A noi italiani, si sa, piace primeggiare in tutto. E anche stavolta non ci siamo fatti parlare dietro. Leggendo uno studio dell’autorità inglese per le telecomunicazioni, la Ofcom, che prende in considerazione la popolazione dei paesi più industrializzati, si possono notare alcuni dati interessanti e per molti versi allarmanti dell’utilizzo che noi tutti facciamo di smartphone e, in particolare, di social. Gli italiani sono i più accaniti frequentatori dei social network: il 78% di coloro che sono iscritti a Facebook e simili vi accedono almeno una volta a settimana. Seguono a ruota gli spagnoli con il 76%. Sotto al 70% tutti gli altri Paesi (Regno Unito, Francia, Germania, Stati Uniti, Australia, Svezia e, per ultimo, il Giappone).

E quanto usiamo lo smartphone ogni giorno? Siamo veri e propri succubi, cerchiamo sempre nuove notifiche, chat, messaggi. Un impulso irrefrenabile quello di tenere sempre in mano il telefonino, di fotografare qualsiasi cosa facciamo, di essere sempre collegati con qualcuno lontano, ma tagliati fuori dal nostro vicino di posto sul treno. Controlliamo il nostro telefonino entro 22 minuti dal risveglio e fino a 30 minuti prima di andare a dormire. Più ossessionati di noi sono solo i giapponesi, che condividono i 30 minuti della sera ma di mattina buttano un occhio allo schermo già entro 20 minuti dal risveglio, guadagnandosi così il posto più alto del podio con un sorpasso degno di Valentino Rossi rispetto all’altra classifica. Tra i più lenti, invece, troviamo i nostri cugini d’oltralpe, i francesi: loro impiegano 54 minuti al mattino e 56 minuti la sera.

Tempistiche allucinanti che anni fa potevamo immaginarci solamente in un opera di Asimov o in qualche film di fantascienza.

Sono dati su cui, tuttavia, non bisogna scherzare. Basti pensare alla nostra vita quotidiana: quanto siamo condizionati dall’utilizzo delle nuove tecnologie? Possiamo farne a meno?

Il riflettore è accesso sui nativi digitali, le nuove generazioni che sono nate all’interno della rivoluzione digitale e che non hanno vissuto né immaginano un mondo diverso da quello in cui vivono. E soprattutto si ritrovano a passare ore e ore davanti ad un piccolo schermo, tralasciando tante altre esperienze.

Ma quanto è cambiata la vita di quelli che questa rivoluzione l’hanno vissuta da grandi e vaccinati? Probabilmente per alcuni è stato ancora peggio.

Una ricerca quella dell’authority inglese che rinnova, dunque, il dibattito sui pro e i contra che la tecnologia porta nelle nostre abitudini e sugli equilibri che ancora non abbiamo trovato nel suo utilizzo.

Simone Giallonardo

Simone Giallonardo è nato nel 1993. Ha conseguito la maturità classica. Attualmente frequenta il corso di laurea magistrale in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi Roma Tre. Collabora con alcuni giornali locali. Attivo da sempre nel sociale, dal 2011 è Presidente del Consiglio Comunale dei Giovani di Capena (Rm).