Il Caso Braibanti: una verità sommessa

Ripercorrere, con una limpidezza assoluta, una vicenda profondamente umana: questo è Il Caso Braibanti.Lo spettacolo, allestito al Teatro dei Conciatori di Roma, scritto da Massimiliano Palmese e diretto da Giuseppe Marini, tratta la storia di un processo alla libertà, aperto nel 1968 ad Aldo Braibanti. La sua voce di intellettuale, a distanza di anni, ci ricorda una verità sommessa, persa tra le tante.
Fu condannato a nove anni di carcere, con l’accusa di aver plagiato il maggiorenne Giovanni Sanfratello. I contatti fra i due erano nati nell’ottica di un’affinità tanto intellettuale quanto sentimentale. Si disse che il ragazzo era stato psicologicamente condizionato ad abbracciare una ribellione perversa ed immorale, rifiutando quei valori – la religione, la famiglia, le donne!- a cui si appellava la famiglia Sanfratello. Difesi poi con la patetica, sofferta indignazione da menti schiacciate dal terrore del mondo.
Si disse più volte che non era un processo all’omosessualità. Non era altro che questo. Il giovane amante, Giovanni, fu inghiottito per anni nel dedalo delle strutture psichiatriche, sottoposto ai più duri trattamenti per volontà della famiglia, istitutrice del processo, che sperava così di guarirlo.
Il Caso Braibanti rappresenta il tentativo di un mondo reazionario di difendere, nello sdegno, la mediocrità ridicola di un passato abietto e meschino, sventolata con la vittoriosa soddisfazione degli idioti. Fu un attacco alla dignità di un uomo inerme, violato nella sua intimità sessuale con un incubo di menzogne.
Fu l’unico, nella storia del codice penale italiano, a venire condannato per plagio, prima che il reato fosse dichiarato incostituzionale nel’81.
Il silenzio delle grandi istituzioni, le grida dei grandi intellettuali – Pasolini, Moravia, Eco…- sono state presto dimenticate, rimosse dalla memoria degli italiani come qualcosa di scomodo. Un’omertà che ci accomuna, nel tacito consenso a quell’immutabile destino, stabilito da lontani antenati, che isola la vita dall’infinita varietà che si nasconde in essa.

Sul palco, una semplice oscurità si alterna al bianco delle camicie degli innocenti “compagni di viaggio”.
I due attori, Mauro Conte e Fabio Bussotti, ripercorrono con maestria e passione gli atti del processo. Le memorie dei protagonisti si trasformano, di volta in volta, nelle varie figure della vicenda, abilmente dipinte. La scena è essenziale: intorno a due sedie, le parole si giostrano in continui rimandi, conferendo profonda espressività ai volti. La musica del sassofono di Mauro Verrone, composta ed eseguita dal vivo, accompagna e scandisce i momenti della vicenda, avvolgendola dolcemente in un’atmosfera noir. Dai suoi toni si alzano grida, perdute in una sordità amara.
La voce è padrona. Vibrante di forza, scuote la mente, penetra nel corpo con sentimento, costruisce attorno a sé i luoghi. Ascoltarla si rivela un intenso piacere. La bravura degli attori riesce a calarla nella rappresentazione dei vari personaggi. Non perde in convinzione, anche quando si tratta di caricature.
Nella sua essenzialità, lo spettacolo si rivela così un viaggio nello sgomento, di grande intelligenza ed amara ironia.


Il Caso Braibanti – fino al 25 gennaio. Dal martedì al sabato h21, domenica h18.
Per maggiori informazioni: http://www.teatrodeiconciatori.it/

Gabriele Di Donfrancesco
@GabriDDC

Tribuna Italia

Tribuna Italia

Tribuna Italia è un giornale online pensato e scritto esclusivamente da ragazzi di età compresa tra i 18 e i 30 anni, con un’unica grande passione in comune: il giornalismo. Quello che rende unico nel suo genere questa testata è sicuramente il taglio disincantato dei suoi editoriali, la freschezza delle idee e la purezza delle opinioni giornalistiche. Il nostro quotidiano offre agli amanti dell’informazione la possibilità di dare libero sfogo alle proprie ragionate concezioni, raccontando il mondo visto con gli occhi dei giovani. Tutto senza filtri, seguendo un’unica regola inderogabile: l’attendibilità delle fonti.