“iD”: la magia del Cirque Éloize conquista grandi e piccini

iD, Teatro Brancaccio, Cirque Eloize,

Una finestra su una metropoli come tante altre, immersa nel suo caos quotidiano: è questa la prima immagine che si offre allo spettatore di “iD”, lo spettacolo del Cirque Éloize , in scena a Roma al Teatro Brancaccio fino al 5 aprile. Ad un tratto, il perenne brulicare di persone, cede il passo ad un rallenty che diventa fermo immagine, immortalando l’incontro – scontro tra un uomo e una donna. I due appartengono a mondi molto lontani: ingenuo e dal viso pulito lui, più sfacciata e sensuale lei. Tra i due sembra scoccare la scintilla, e prima che l’incantesimo si spezzi, i due eseguono in scena un’acrobazia dopo l’altra, quasi a identificare la possibilità che esista un raro e difficile equilibrio tra due anime così diverse.

La bolla di sapone creata dai due presto però viene rotta e inscena arrivano due band rivali che, a colpi di street dance, si sfidano in un susseguirsi di forza e dinamismo. È qui che “iD” inizia a sfoggiare, una dopo l’altra, tutte le dodici discipline circensi: trampolieri, hand balancing, giocolieri, pattinatori, urban dancing, trapezisti, chinese pole, trial bike, straps, contorsionisti e acrobati vari invadono letteralmente il teatro in un’esplosione di energia che sfocia sia sul palco, sia in platea.

Grazie all’ausilio di luci e video usati sapientemente, la scenografia è un continuo divenire: prima città, poi cantiere, poi ancora un mix di scale e cubi che ben si prestano ad offrire agli spericolati acrobati punti di appiglio ai quali aggrapparsi o ancora botole all’interno delle quali scomparire. La prima parte dello spettacolo corre veloce tra giocolieri capaci di maneggiare fino a sette oggetti contemporaneamente e cerchi sospesi in aria sui quali i performers si librano contorcendosi senza l’ausilio di nessuna rete o fune di protezione. Il primo tempo si chiude con una chicca degna di un gran finale: una rocambolesca serie di salti con le corde eseguiti singolarmente, in gruppo, sulla bici, sui pattini, fino ad arrivare a contare più e più corde, con altrettanti saltatori, che ruotano una dentro l’altra contemporaneamente.

Se il pensiero di un ipotetico spettatore dovesse essere Cosa faranno ancora adesso?!, pochi minuti della seconda parte di “iD” bastano per far restare tutti increduli, a bocca aperta, con il fiato sospeso di fronte a un coraggioso equilibrista che, arrampicandosi su ben otto sedie impilate l’una sull’altra, dall’alto della tua torre sfida la gravità in equilibrio su una sola mano.

Come tradizione anche questa forma di “nuovo circo” non si esime dal portare sul palco la “cavia” di turno: è così che un ragazzo del pubblico diventa parte integrante della performance e disteso a terra, immobile, viene scavalcato, sfiorato e sorvolato da uno spericolato trial biker.

La lotta tra le due band rivali prosegue in un continuo andirivieni che utilizza l’intero spazio scenico, sopratutto quello aereo, mixando funi calate dall’altro e cerchi che vorticosamente ospitano il corpo di una donna che ruota su se stessa dando l’impressione di essere una sorta di “uomo vitruviano” all’interno di una stregata circonferenza.

Come ogni lieto fine che si rispetti, anche “iD”sceglie di lasciare lo spettatore testimone di un’unione – riappacificazione. Ancora una volta due mondi diversi si incontrano: lei sospesa in aria si libra contorcendosi in un’esibizione di tessuto aereo, lui dal basso l’accompagna sui suoi rollerblade pronto ad accoglierla e proteggerla, proprio come fosse un principe azzurro in chiave moderna.

Un’ora e 50′ che volano, proprio come i corpi di questi quattordici artisti che salutano il pubblico con un’escalation in verticale, divertendosi come bambini su enormi tappeti elastici. “iD” permette dunque a chi vi assiste di tornare piccolo, restando con gli occhi spalancati esattamente come quando, da bambini, si viene portati per la prima volta al circo. Un circo che non è solo acrobazia o gesto tecnico, ma che con una narrazione continua, affatto banale o noiosa, è capace di sorprendere grandi e piccini.