I 10 film bellissimi che non rivedresti mai

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E poi ci sono quei film bellissimi, di una bellezza drammatica e struggente, che non lasciano per nulla indifferente il pubblico in sala, talmente commoventi che forse per alcuni spettatori sarà difficile una seconda visione. Di seguito un elenco, assolutamente incompleto, che tenta di riunire alcune delle pellicole designate come “belle e struggenti: da vedere solo una volta, e forse non più di una”.
Revolutionary road, di Sam Mendes, 2008. Basato sul noto romanzo di Richard Yates, Revolutionary Road è il graffiante ritratto di un matrimonio americano visto attraverso gli occhi di Frank e di April Wheeler. La storia di Yates, ambientata nell’America degli anni ’50, pone una domanda che continua a generare una forte eco anche oggi: possono due persone distaccarsi dalla ‘normalità’ e riuscire a restare insieme.
La bestia nel cuore, di Cristina Comencini, 2005. È stata violata Sabina, come Daniele, suo fratello, prima di lei. Abusata dal padre, condannata dal silenzio della madre. Ma Sabina tutto questo non lo sa, non lo sa ancora mentre, nella sala di doppiaggio, dove lavora, presta la sua voce a una giovane donna stuprata in un film per la televisione. Urla, Sabina, si difende al microfono e subito dopo torna a sorridere al collega che le ansima accanto. Ma poi una notte, dentro un sogno, accade una cosa terribile e Morfeo la consegna all’orrore di un fatto rimosso. La morte dei genitori e la gravidanza desiderata ma inattesa costringono la donna a un viaggio oltreoceano dove vive e si nasconde quel che resta della sua famiglia, un fratello ferito dalla stessa “bestia”. (V.M. 14 anni)
The road, di John Hillcoat, 2009. Sulla strada un uomo e un bambino procedono dietro a un carrello e dentro “una notte più buia del buio e un giorno più grigio di quello passato”. Una pioggia radioattiva ha spento i colori del mondo, una guerra o forse un’apocalisse nucleare ha terminato la natura e le sue creature: gli alberi cadono, gli uccelli hanno perso l’intenzione del volo, il mare ha esaurito il blu, gli uomini non sognano più e si nutrono di uomini e crudeltà. (V. M. 14 anni)
Il giardino delle vergini suicide, di Sofia Coppola, 1999. Cinque sorelle fra i quindici e i diciannove anni vivono infelici, tormentate da genitori che credono di fare il loro bene. La madre è integralista e cieca: costringe una delle sorelle, per punizione, a bruciare i dischi più cari. Il padre è molle e latitante, tutto preso a costruire i suoi modellini. Certo, ci sono i ragazzi che le corteggiano e le stimano, ma non basta.
21 grammi, di Alejandro González Iñárritu, 2003. Middle America. Un ex malavitoso Jack Jordan torna a casa in macchina per la festa del suo compleanno. Troppo veloce in una curva investe e uccide un padre con le sue due bambine. Nonostante la sua sofferenza, Cristina concede il dono del cuore di suo marito. Il felice beneficiario di questo dono, Paul rinasce una seconda volta e si allontana da sua moglie per andare alla ricerca della donna che il suo nuovo cuore aveva amato fino all’incidente.
Requiem for a dream, di Darren Aronofsky, 2000. A Coney Island si intessono le vicende di Sara Goldfarb, teledipendente con l’assillo di partecipare a uno show televisivo, di suo figlio Harry, tossicodipendente, come la sua ragazza, e con l’aspirazione di avviare una boutique.
Antichrist, di Lars Von Trier, 2009. Un uomo e una donna. Un marito e una moglie che fanno l’amore con grande trasporto. Nel frattempo il loro bambino esce dal box in cui dormiva, si arrampica sulla finestra per guardare affascinato la neve che cade e precipita morendo. La donna a distanza di un mese non riesce a riprendersi e il marito, che è anche uno psicoterapeuta, decide di curarla anche se i protocolli della professione non lo consentirebbero. Inizia così un percorso che condurrà entrambi in una casa nel bosco dove la tragedia è in agguato.
Hardy Candy, di David Slade, 2005. Jaff è un fotografo trentenne. Hayley una ragazzina di quattordici anni ma molto, molto più sveglia di quanto la sua età potrebbe far credere. I due, dopo lunghe sessioni di chat in internet decidono di incontrarsi. Dopo un drink e una fetta di torta si recano a casa di Jeff, ma quella che poteva diventare una giornata allegra e piacevole si trasforma per il fotografo in un incubo senza fine… Inquietante e teso.
La stanza del figlio, di Nanni Moretti, 2001. Ancona. Giovanni è uno psicoanalista con numerosi pazienti con i quali ha un rapporto di paziente comprensione ma anche, come la professione richiede, di lucido distacco. Giovanni ha una moglie, Paola, e due figli adolescenti: Irene e Andrea. La vita scorre tranquilla, turbata solo da una ragazzata commessa da Andrea: il furto di un’ammonite nel piccolo museo scolastico. Il ragazzo decide di andare a fare un’immersione con gli amici e, per cause imprecisate, muore per un’embolia. La perdita del figlio stronca i familiari. Giovanni non riesce quasi più a lavorare, Paola si chiude nel dolore e Irene diventa irascibile.
Precious, di Lee Daniels, 2009. Precious Jones ha diciassette anni, un corpo obeso e un figlio nel ventre (il secondo ed entrambi sono frutto di incesto). A scuola viene derisa dai compagni anche perchè non ha ancora imparato a leggere e scrivere. A casa la madre non solo non la difende dalle violenze paterne ma la accusa di averglielo rubato oltre a cercare di ostacolare in ogni modo i suoi tentativi di riscatto dall’ignoranza. Precious però, solo apparentemente ottusa, tiene duro. Accetta l’offerta di iscriversi a una scuola con un programma speciale dove finalmente comincia ad apprendere come leggere e scrivere e, soprattutto, decide di tenere il bambino. La strada verso l’autodeterminazione non è però facile.

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Redazione

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Anche “Magnolia” e “America oggi” sono film bellissimi, ma non li rivedrei.