Fury a cura di Soraia Di Fazio

Fury, una scena del film

Titolo originale: Fury
Regia: David Ayer
Sceneggiatura: David Ayer
Fotografia: Roman Vasyanov
Montaggio: Jay Cassidy, Dody Dorn
Interpreti: Brad Pitt, Logan Lerman, Shia La Beouf, Michael Peña, Jon Bernthal, Jason Isaacs
Produzione: David Ayer
Distribuzione: Lucky Red
Origine: USA
Anno: 2014
Durata: 134 minuti

Germania 1945 verso la fine della II guerra mondiale. Il carro armato americano “Fury” avanza nelle linee nemiche con la missione di arrecare gravi perdite all’esercito tedesco. L’equipaggio è composto dal sergente Collier, Boyd, il messicano Gordo, Grady e dalla recluta Norman.

Nel film di guerra le differenze di classe sono state spesso una questione anche topologica, separazione di spazi la cui organizzazione rifletteva quella della comunità. La finzione cinematografica ha più volte evidenziato tale aspetto, erigendo barriere, delimitando confini, rimarcando insomma i conflitti generali delle disparità sociali.

Il film di David Ayer, distribuito con un certo ritardo nel nostro paese, estremizza queste convenzioni narrative e nello stesso tempo le ribalta, preoccupandosi di rendere la caratterizzazione dei personaggi non troppo stereotipica, ma anzi basando la propria metafora su elementi di forte riconoscibilità: il mondo claustrofobico e corazzato del “Fury” è come un ventre materno, allestito dall’ archeologia industriale e dall’ industria bellica; il mondo fuori della Germania nazista è un apocalisse buia, dove anche un ragazzino può rappresentare una minaccia per gli americani esattamente come nelle guerre del Golfo, costantemente filmato da una luce monocromatica della fotografia di Roman Vasyanov.

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Redazione

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