Feltrinelli, un’impresa oltre l’editoria. I libri, la ristorazione, la Fondazione

di Federica Colantoni, in Editoria, Media, del 14 Mar 2016, 09:30

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Giangiacomo Feltrinelli aveva un sogno, “Cambiare il mondo con i libri, combattere le ingiustizie con i libri”. La casa editrice Feltrinelli, negli anni d’oro dalla sua nascita, dopo quel lontano 1955, si distingueva per la presenza di grandi firme nel catalogo: Henry Miller, Boris Pasternak − Il dottor Zivago veniva pubblicato in anteprima mondiale nel 1957 −, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Günter Grass e molti altri. Oggi i suoi autori sono centinaia. Quelli che prima erano le firme di punta ora appartengono alla collana classici, lasciando l’eredità a Simonetta Agnello Hornby, Alessandro Baricco, Isabel Allende, Chiara Gamberale, Erri De Luca…

Nata nel ’55 dalle ceneri della Colip (Cooperativa del Libro Popolare), la casa editrice seguiva una scia politica ben definita, filo comunista, attenta a pubblicare libri all’epoca controversi. L’evoluzione del gruppo Feltrinelli, con gli anni e dalla morte del suo fondatore, ha esatto una linea editoriale più commerciale e meno di partito, mutamento inevitabile per una gruppo editoriale che nel complesso delle sue attività gode di un fatturato di 345 milioni di euro (dato del 2015). Con le case editrici del gruppo – Apogeo, Kowalski, Eskimosa, Edizioni Gribaudo, Vita e Urra – Feltrinelli Editore srl detiene il 4,6% del mercato editoriale italiano, posizionandosi tra i leader italiani della narrativa di genere e della manualistica. Attivo anche nel panorama editoriale spagnolo, il gruppo Feltrinelli possiede il 10% diEditorialAnagrama, casa editrice di Barcellona fondata da Jorge Herralde, e il 16% di La Central, prestigiosa catena di librerie spagnola.
Con il Gruppo Feltrinelli, il suo fondatore ambiva ad abbracciare con un solo marchio gran parte della filiera editoriale, dal lavoro redazionale, alla distribuzione, alla vendita al dettaglio; pertanto ciò che prima era diviso – casa editrice e rete di librerie – nel 2005 si unisce con la fondazione della Holding Effe 2005. Grazie alle sue 120 librerie sul territorio italiano, al negozio virtuale lafeltrinelli.it e all’accordo traPde e Messaggerie avvenuto nel 2014, si può affermare che Feltrinelli figlio stia seguendo, in un modo o nell’altro, le volontà del padre. E dopo quasi 60 anni di esistenza, nel 2013 il gruppo supera le aspettative e forse i desideri originari esordendo nel mercato televisivo con il marchio laeffe, canale dedicato all’informazione, alla cultura e all’intrattenimento, che ha recentemente firmato un accordo con Sky: come due anni fa, quando Pde era in crisi e l’unica soluzione per non affondare era fondersi con il colosso della distribuzione libraria, allo stesso modo questo gennaio laeffe si concede a Sky con la consapevolezza da parte di Carlo Feltrinelli che sia l’unico modo “per continuare ad essere protagonisti in televisione ma in un modo compatibile“.

I libri sono solo una parte dell’attività di famiglia. Dal 2013 la grande F è azionista della Scuola Holden, la scuola di scrittura fondata da Alessandro Baricco (autore di punta della casa editrice), che annovera tra i soci anche Oscar Farinetti (Eataly) e Andrea Guerra. Il 2013 è anche l’anno in cui Feltrinelli apre in Piazza Gae Aulenti RED (Read, Eat, Dream), un’innovativa libreria-ristorante che affianca a un catalogo di circa 5000 titoli un’area ristorazione e vendita al dettaglio di prodotti enogastronomici. Obiettivo di Feltrinelli RED, lo dichiara il direttore Raineri, è creare “un nuovo formato di Feltrinelli che unisce due dimensioni: quella tradizionale di libreria e quella di gastronomia, ristorazione e vendita generi alimentari, in particolare vini prodotti nel territorio italiano. L’idea è quella di affiancare al libro prodotti enogastronomici dell’eccellenza italiana: prodotti che raccontano storie, privilegiando la dimensione culturale.

Sebbene Giangiacomo Feltrinelli non visse a sufficienza per vedere crescere il suo piccolo impero imprenditoriale, il suo nome non ha mai abbandonato le porte di via Andegari, in questi anni custodite dalla moglie Inge e dal figlio Carlo, grazie ai quali l’azienda conquista il vanto di essere uno dei gruppi editoriali di Italia a far sedere sul trono del cda un membro di famiglia: la holding Effe 2005, guidata da Carlo Feltrinelli, detiene il 100% della società.

Quando si affronta l’evoluzione di un’azienda come Feltrinelli, una domanda sorge spontanea: le attività contemporanee rispecchiano i progetti originari? “Aveva creato la Fondazione Feltrinelli, un’istituzione molto viva che spero un giorno diventi un’università alternativa, un istituto di studi avanzati sulla storia del movimento operaio”, diceva Inge Feltrinelli a Luciano Simonelli nel 1980. Oggi quella stessa Fondazione si sta preparando all’inaugurazione della nuova sede di Porta Volta, prevista per fine anno: cinque piani che ospiteranno una libreria all’avanguardia, un open space per le esposizioni aperto al pubblico, gli uffici e l’archivio della Fondazione, il vanto che il nome Feltrinelli porta avanti come uno stendardo. Nel 1949, prima ancora di diventare un’istituzione culturale di tale portata, la Biblioteca Giangiacomo Feltrinelli costituiva solo il primo tassello del “mosaico” – così Carlo Feltrinelli definisce la società – e oggi raccoglie circa 200.000 monografie, 17.500 pubblicazioni periodiche, 1.500.000 di carte d’archivio, 20.000 fotografie, materiale che documenta la trasformazione storica, sociale, politica e culturale dell’Italia e del mondo dal Novecento a oggi. L’anima di quella Fondazione fortemente voluta dal padre Giangiacomo, oggi rivive in una struttura avanguardistica che fa della formazione e della ricerca le sue attività di punta.

Federica Colantoni

Federica Colantoni nasce a Milano nel 1989. Laureata in Sociologia all’Università Cattolica nel 2013, pochi mesi dopo inizia il percorso di formazione in ambito editoriale frequentando due corsi di editing. Da dicembre 2014 collabora con la rivista online Cultora della quale diventa caporedattrice. Parallelamente pubblica un articolo per il quotidiano online 2duerighe e due recensioni per la rivista bimestrale di cultura e costume La stanza di Virginia.