Ex Machina: gioco d’amore e di imitazione

Ex_Machina

All’estero Ex Machina è già un successo, tra l’entusiasmo della critica e quello dei fan che lo definiscono un mix tra Blade Runner e The Social Network. Ma il paragone è fuorviante: scordatevi le atmosfere noir del capolavoro di Ridley Scott e la frenesia della storia del creatore di Facebook. Ex Machina è un prodotto unico, seppure l’ennesimo che tratti il difficile argomento dell’intelligenza artificiale.

Stephen Hawking ci ha già messo in guardia: “Le macchine potrebbero portare alla fine della razza umana”, e i più grandi scienziati hanno idee discordanti a riguardo, nonostante sia un futuro lontano perché ad oggi il test di Turing non è ancora stato superato.

Ma a questo serve la fantascienza. Ex Machina racconta di Caleb, giovane programmatore che vince una settimana nella lussuosa e isolata tenuta del CEO Nathan, un genio che a soli tredici anni, come un “Mozart della programmazione”, ha scritto il codice base di Bluebook, il motore di ricerca più usato al mondo. Nathan sostiene di aver creato il primo essere dotato di intelligenza artificiale, Ava, la cui personalità è un incrocio di dati raccolti hackerando i computer e i cellulari di tutto il pianeta. Ava è come noi, anzi, Ava è noi. Caleb deve far parte di un insolito test di Turing per determinare se la percepisce come essere senziente pur sapendo che è una macchina. Il flirtare di Ava e la sua insofferenza a quell’ambiente chiuso, finiscono per conquistare Caleb e convincerlo a escogitare un piano per farla fuggire. L’epilogo sarà tragico e ambiguo.

Alla sua prima prova da regista, Alex Garland, autore di 28 giorni dopo, Sunshine e Non lasciarmi, mette in scena una partita che si gioca tra stanze accessibili e proibite, accoglienti e asettiche, come il bianco e nero della scacchiera. Un ritmo rarefatto come l’aria delle montagne che circondano la tenuta, mette in evidenza i dialoghi sulle implicazioni dell’intelligenza artificiale, l’uomo che si fa Dio e la ricerca di un senso all’essere viventi e umani. Ma presto la tensione sale e, senza un ritmo concitato che imprima accelerazione, finisce per entrare nella pelle più lentamente e più a fondo. Il creatore perde il controllo delle sue creature. “È ciò che capita a chi non interagisce con gli altri” racconta il regista, “Nathan interagisce con macchine che lui stesso ha inventato”. Poi aggiunge, ridendo: “Praticamente, come gli scrittori”.

Garland è molto fiero del suo film, “Più di ogni altra cosa abbia fatto” e nel suo cast ha voluto attori giovani e promettenti. La svedese Alicia Vikander, che ha battuto Felicity Jones, nei panni di Ava. Oscar Isaac è Nathan e Domhnall Gleeson è Caleb. Gleeson, che ha già lavorato con la Vikander nell’Anna Karenina di Joe Wright, sarà presto in due film importanti come The Revenant e Brooklyn, oltre a tornare a recitare insieme ad Isaac in Star Wars VII.