Due o tre cose che voglio dire sul Festival di Sanremo

di Gennaro Pesante, in Blog, Editoria, Media, Musica, New media, Recensioni, Televisione, del 10 Feb 2019, 10:52

Cercare una logica nelle classifiche del Festival di Sanremo vuol dire non sapere cos’è davvero il Festival. “Ha vinto Mahmood?!” E allora?! “Doveva vincere la Bertè!” Ah sì?! E perché?! Ve li ricordate i Jalisse?! Non c’è molto da aggiungere. Tra televoto, giuria d’onore, sala stampa – per un sistema che non deve certo rispettare chissà quali convenzioni internazionali (!) – e interessi dei discografici è impossibile che il risultato sia scontato. Se è per questo, il risultato ‘non deve’ essere scontato, altrimenti il Festival è finito.

Tanto si sa, i veri vincitori saranno quelli più distribuiti nei negozi. Per capirci: andate già oggi in una Feltrinelli e vedete quali cd sono già ben visibili tra le ‘novità’. Probabilmente – accanto ai tre sul podio – ci troverete Achille Lauro (solo 9°), Einar (23°!) e certamente anche Nek (19°) e Loredana Bertè (quarta). E (speriamo) anche altri.

Il Festival di Sanremo, dal 1955 (anno della sua prima volta in tv) è il programma televisivo della tv pubblica più importante dell’anno. Quello che raccoglie di più, in termini di ascolti e pubblicità. Uno sforzo produttivo imponente. Ci sono almeno duecento dipendenti Rai che si trasferiscono in Liguria in quei giorni, più un indotto di tecnici, operatori e tantissime altre figure professionali. Una mobilitazione del genere non può e non deve rimanere inosservata. Dunque le polemiche sui cachet (antiche e ridicole), la politica che ci casca sempre dentro (dilettanti), la stampa che ci sguazza in tutte le direzioni (inevitabile) e l’opinione pubblica che discute su tutto, dalle canzoni al look dei protagonisti fanno parte di un grande gioco popolare che va avanti così da sempre e che sempre in questo stesso modo proseguirà.

Perché questo è Sanremo. Da Baudo a Baglioni, da Enzo Tortora a Mike Bongiorno la liturgia è cambiata spesso senza cambiare mai. Per reggere i ritmi televisivi, muovere gli ascolti e – soprattutto – vendere la pubblicità non puoi certo lasciare che vinca il favorito, che non ci siano ‘incidenti’ sul palco in diretta e che non ci siano contestazione del pubblico in sala. Ancora di più, non puoi lasciare che il Festival termini la notte dell’ultima serata, perché è proprio ‘dopo’ che comincia il Festival, quello vero. La Rai invece ha già vinto, e va bene così.

Postilla 1. A me la canzone di Mahmood è piaciuta. È orecchiabile, ha coinvolto l’orchestra in modo simpatico ed è perfetta per il clima politico attuale, tant’è che chi ci doveva cascare c’è cascato. Insomma, obiettivo centrato.

Postilla 2. Sono d’accordo con Vincenzo Mollica: la conduzione migliore resta quella di Pippo Baudo, ma un ‘evviva’ lo merita comunque anche il mitico Claudio Baglioni. Alla fine il vincitore designato è lui.

Gennaro Pesante

Gennaro Pesante, nato a Manfredonia nel 1974. Giornalista professionista, vive a Roma dove lavora come responsabile dei canali satellitare e youtube, e come addetto stampa, presso la Camera dei deputati.