Dopo la furia devastatrice dell’Isis, Mosul rinasce grazie ai libri e alla sua biblioteca

“Lasciamo che sia un libro a rinascere dalle ceneri”, con questo slogan, lo scorso febbraio è stata lanciata la campagna per ricostruire la biblioteca universitaria irachena di Mosul, una città che negli ultimi anni ha subito delle perdite durissime a causa della furia disruttrice dei miliziani dell’Isis nel tentativo di annientare il cuore di una città crogiolo di etnie e religioni diverse.

Prima dell’assedio, la Biblioteca, fondata nel 1967, era tra le più prestigiose del Medio Oriente e aveva ricevuto ben sessanta collezioni private e contava un catalogo vastissimo di libri, scritti in arabo e in inglese, mappe storiche e antichi manoscritti, alcuni addirittura millenari. Ma l’Isis è riuscita anche lì a dare sfogo alla sua indiscriminata violenza, bruciando migliaia di volumi rarissimi.

Ma gli abitanti di Mosul, seppur in una situazione ancora drammatica e sotto la stretta morsa dello Stato islamico, pensano già a ridare un volto e un’anima alla propria città, deturpata dopo anni di conflitti sanguinari. Se “Bruciare i libri è un attacco alla cultura, alla conoscenza e alla memoria”, ricostruire la Biblioteca e riempirla di opere è, secondo il celebre storico e blogger locale Mosul Eye, promotore dell’iniziativa, “una delle più importanti forme di ricostruzione della nostra civiltà”.

Così è nata la campagna internazionale finalizzata alla raccolta di libri e altri prodotti editoriali, tra cui riviste, periodici, quotidiani e archivi, in tutte le lingue e di tutte le discipline, e alla ricostruzione della storica biblioteca.

Tuttavia, il lavoro non è semplice ma diversi istituti internazionali hanno già iniziato a dare il proprio contributo. I libri raccolti fino ad oggi sono 400 e presto ne arriveranno altri sia dall’Europa sia dagli Stati Uniti. L’istituto marsigliese, Entraide et Coopération en Méditerranée, per esempio, ha promesso una donazione di 15 tonnellate di libri, coinvolgendo molte università francesi.

“Speriamo che la campagna sia un modo per unire l’Università di Mosul e il resto del mondo, sul piano accademico, culturale e sociale”, ha infine dichiarato Mosul Eye, e noi di Cultora non possiamo fare altro che augurare il meglio per questa sua straordinaria iniziativa.

Redazione

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