Direttori stranieri per i musei italiani: il governo volta le spalle ai nostri professionisti

musei italiani

Il 2015 è l’anno in cui l’Italia apre le porte al mondo mostrando i lati talvolta positivi, ma più spesso negativi, del nostro Paese. Ma il 2015 è anche l’anno in cui l’Italia volta le spalle ai suoi professionisti. Sono stati resi noti i direttori dei 20 principali musei italiani nominati secondo la procedura di selezione internazionale prevista dalla riforma Franceschini. Il 50% sono donne, risultato interessante considerato il pregiudizio di genere che ancora si percepisce nel Bel Paese, tuttavia il dato che ha già acceso polemiche è quello che riguarda l’incidenza di personaggi stranieri tra i 20 neo direttori: trattasi infatti di un totale di 7 stranieri − Eike Schmidt (Galleria degli Uffizi, Firenze), Sylvain Bellenger (Museo di Capodimonte, Napoli), James Bradburne (Pinacoteca di Brera, Milano), Cecilie Hollberg (Galleria dell’Accademia di Firenze), Peter Aufreiter (Galleria Nazionale delle Marche, Urbino), Gabriel Zuchtriegel (Parco Archeologico di Paestum), Peter Assmann (Palazzo Ducale di Mantova) − contro 13 italiani, di cui 4 tornati in patria dall’estero.

Il Ministro Franceschini si dichiara entusiasta del lavoro svolto dalla Commissione affermando: “Davvero con queste 20 nomine di così grande levatura scientifica internazionale il sistema museale italiano volta pagina e recupera un ritardo di decenni”. Nonostante siamo tutti consapevoli dei problemi che colpiscono da anni il nostro patrimonio culturale, sempre vivo ma così poco valorizzato, probabilmente anche a causa di una cattiva gestione, con questa affermazione il Ministro Franceschini dimostra una profonda sfiducia nei confronti dei molti professionisti dell’arte competenti già presenti in Italia. Atteggiamento questo che non può far altro che aumentare il fenomeno della “fuga di cervelli”, nonché un sentimento di sfiducia a doppio senso alimentando un contesto in cui l’italiano capace non si sente valorizzato.

Perplessità avanzate anche da Cristina Acidini − storica dell’arte e, dal 2006 al 2014 responsabile della Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale di Firenze − che afferma: “Credo che con queste nomine, gli storici dell’arte che lavorano nei musei statali, professionisti di prestigio internazionale, siano stati molto sottostimati” (Corriere della Sera).
Non si fanno attendere nemmeno le polemiche di Sgarbi che attacca fortemente la scelta di Franceschini di istituire un bando internazionale considerandola solo un’operazione di immagine: “nomine di questo tipo e di questa importanza un ministro dei Beni culturali le fa in prima persona, assumendosene la responsabilità, non le affida a quattro commissari e al presidente della Biennale di Venezia” (Corriere della Sera).

Così continua Franceschini: “I risultati di questo anno di nuove politiche di apertura dei musei italiani e l’investimento sulla valorizzazione dimostrano che grande contributo si può dare alla crescita del Paesecon scelte coraggiose sia per una migliore tutela del patrimonio che per una sua valorizzazione, per la cittadinanza e i turisti di tutto il mondo”. Sebbene sia apprezzabile l’intento di migliorarsi “aprendosi al mondo”, indispensabile in un contesto cosmopolita come quello odierno, appare avvilente che tale miglioramento possa essere raggiunto esclusivamente con l’aiuto delle forze straniere, come il Ministro sembra voler intendere. Sarebbe stato interessante vedere i migliori musei nazionali sotto la gestione di giovani storici dell’arte e manager della cultura italiani, con sguardo attento alle nuove tecnologie e alle politiche culturali mondiali. Ma sentiamoci onorati di ospitare noi per una volta importanti personaggi stranieri, anche se questo equivarrà a far fuggire qualcuno dei nostri.

Federica Colantoni

Federica Colantoni nasce a Milano nel 1989. Laureata in Sociologia all’Università Cattolica nel 2013, pochi mesi dopo inizia il percorso di formazione in ambito editoriale frequentando due corsi di editing. Da dicembre 2014 collabora con la rivista online Cultora della quale diventa caporedattrice. Parallelamente pubblica un articolo per il quotidiano online 2duerighe e due recensioni per la rivista bimestrale di cultura e costume La stanza di Virginia.