Damien Rice arriva in Italia, scopriamo le sue Favourite Faded Fantasy

Damien Rice, re della musica folk e del cantautorato internazionale torna in Italia per presentare al pubblico della penisola il suo nuovo album. Tre sono le date italiane per My Favourite Faded Fantasy: Roma, Taormina e Villafranca, tutte nel mese di luglio rispettivamente il 25, il 27 e il 30.
Il cantautore irlandese torna sul suolo italiano con la sua musica proponendo ai fan, dopo circa otto anni, un nuovo lavoro, prodotto da Rick Rubin e registrato tra Islanda e Los Angeles.

L’album, terzo in studio, uscito il 31 Ottobre 2014 è composto da otto brani per un totale di oltre cinquanta minuti di musica in pieno stile Damien Rice dove non mancano però piacevoli sorprese.

La prima traccia My Favourite Faded Fantasy, da cui prende nome l’intero lavoro, è un brano delicato e leggero che ricorda vecchie glorie come Delicate o Amie, ma che già dopo i primi minuti si apre rivelando la sua vera identità: malinconica ma anche coinvolgente e con quel po’ di rabbia che tutti i fan hanno imparato a riconoscere nei brani dell’autore. It Takes A Lot To Know A Man, seconda traccia, ci permette di comprendere le novità del nuovo CD rispetto ai vecchi lavori: gli arrangiamenti sono più elaborati e ponderati, per questo meno istintivi e freschi, con una forte presenza di archi e strumenti da orchestra, segno di una nuova maturità ma che, purtroppo, a volte rischiano di sembrare prolissi e ridondanti. Subito dopo c’è The Greatest Bastard che sembra riportarci un po’ indietro con la memoria a brani come Cannonball realizzati solo con voce e chitarra, essenziali e con qualche sorpresa sul finale. Al centro del disco I Don’t Want To Change You: brano d’impatto, sia emotivo che musicale, da ascoltare concentrandosi principalmente sulle parole lasciando che la musica faccia da sottofondo alla loro bellezza. Colour Me In si ricollega alla terza per stile, arrangiamento e dinamiche, anche se il crescendo finale risulta un po’ scontato per un pezzo che forse avrebbe reso di più in una versione soffusa e intima fino alla fine. Ci avviciniamo alla fine trovandoci innanzi due brani che danno spessore all’intero album e che ne firmano la maturità e il sicuro successo, parliamo di The Box e Trusy and True, eccenzionali dal punto di vista armonico, musicale e testuale e assolutamente all’altezza dei brani passati. Forti, graffianti, pieni di sentimento e soprattutto di sincero dolore e amore: una perfetta conversione in musica di “feelings”. L’ultima traccia Long Long Way ci riserva una piacevole sorpresa ricalcando con la sua musica le stesse note della più famosa e già conosciuta Cold Water quasi come ad andare a chiudere un discorso iniziato da molto tempo e mai concluso.

Tirando le somme ci troviamo di fronte ad un album difficile che pur essendo maturo e ricco di splendide perle non manca di qualche caduta qua e là. Personalmente consiglio di ascoltare il lavoro e soprattutto di farlo dal vivo per goderne appieno. Fortunatamente ci sono ben tre date quest’estate per poterlo fare.