Cosa ci ha lasciato De André: 17 anni senza Faber

Diciassette anni fa moriva Fabrizio De André, il cantautore genovese più famoso d’Italia e che di certo non ha bisogno di presentazioni. A soli 58 anni lasciava questa terra, colpito da un male oscuro e incurabile che gli accorciò notevolmente la vita. Moriva dopo aver dato tanto, dopo aver vissuto tanto e soprattutto dopo aver regalato a noi italiani e al mondo della musica leggera, brani memorabili, colonne del cantautorato italiano che hanno ispirato e che ancora oggi ispirano le penne, le corde, e le voci degli artisti successivi.

È il caso di citare lo stesso Faber, che nel suo famosissimo brano Hotel Supramonte, scritto dopo il rapimento in Sardegna, dice: “grazie a te ho una barca da scrivere ho un treno da perdere”.

Quanto ci ha lasciato il cantore genovese? Quanto la musica italiana di oggi è in debito con De André? Vero è che livelli di poesia e dolcezza così alti non sono più stati raggiunti in quasi vent’anni di musica; vero è che molti ritengono De André un mostro sacro, inarrivabile, irraggiungibile, intoccabile, ma questo è solo un modo di vedere la cosa. Grazie a canzoni come Via del Campo, Il Testamento di Tito, Bocca di Rosa, La cattiva strada, intere generazioni di giovani hanno deciso di intraprendere la strada dell’arte che Faber aveva loro mostrato. Grazie a quella voce profonda, calda, ricca, numerosi musicisti e artisti hanno deciso di imbracciare le proprie chitarre e dar voce ai propri pensieri, alle proprie parole. Se De André non ci fosse stato, se la sua musica non avesse mai preso forma, arrivando al cuore di tanti, oggi non avremmo tanti artisti con grandissimo potenziale che possono aspirare, seppur in modo diverso, a diventare i suoi successori, a rinnovare la scena musicale italiana. Se non ci fosse stato De André le prostitute, gli emarginati, i ladri, gli assassini, non avrebbero avuto spazio nella poesia e nella musica italiana di ieri e di oggi; una miriade di temi, difficili, delicati, scottanti e scomodi, non avrebbero mai visto la luce, la realtà non sarebbe stata incisa, in tutta la sua interezza, in nessun disco. Senza la delicatezza di Fabrizio, senza la sua penna incisiva, ironica, gentile, non ci sarebbero stati autori contemporanei che, nel tentativo di seguire i suoi passi, ispirati dal suo lavoro, hanno creato piccole perle di rara bellezza.

Cosa ci ha lasciato De André? Un vuoto incolmabile certo, ma anche la possibilità e di riempirlo; canzoni leggendarie e uniche, ma anche la voglia di sognare e il desiderio di fare altrettanto. Spetta a coloro che oggi fanno parlar di sé in radio o nelle piazze, nei locali o sul web, riempire lo spazio vuoto lasciato da Faber, qualcuno ci sta già riuscendo, qualcun altro arriverà a breve a farlo, in ogni caso la musica italiana aspetta paziente, sperando che non ci vogliano altri diciassette anni.