Con “Around” gli Mnai’s conquistano il Brancaccio

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“Around – Urban Dance Generation” in scena al Teatro Brancaccio di Roma dal 20 al 22 aprile.
Il primo spettacolo teatrale raccontato dall’hip hop riceve il consenso di un pubblico letteralmente conquistato.

Carica ed energia sul palco del Teatro Brancaccio per uno spettacolo che scorre per quasi due ore senza che il pubblico se ne accorga. Un pubblico vario e divertito, composto da famiglie, ragazzi, adulti e personaggi della danza e della televisione italiana.

Around –Urban Dance Generation della compagnia/crew Mnai’s è il primo spettacolo teatrale che sceglie l’hip hop come linguaggio per raccontarsi. Un esperimento ideato e diretto da Mirella Rosso può dirsi riuscito e che è stato capace dia mettere d’accordo tutti dando vita un lavoro completo, sprizzante di energia e colore, che deve il suo successo sì alla bravura dei 10 danzatori ma per gran parte alle riuscitissime proiezioni video che hanno permesso allo spettatore di lasciarsi trasportare e travolgere dai vari quadri di cui lo spettacolo è composto. Il filo conduttore di questo strano racconto è una valigia, finita tra gli infiniti spazi del Lost & Found di un aeroporto internazionale e destinata a compiere un sensazionale giro per il mondo, alla scoperta di paesi, costumi, abitudini e paesaggi diversi: si passa dai campi asfaltati di quartiere a ricche chiese barocche in stile italiano, a cui la regia di Marco Silvestri decide di accostare il duro sapore tipico dei video di Marilyn Manson, omaggiato anche dalla colonna sonora che caratterizza questo specifico quadro; si raggiungono mari, savane, fitte foreste che subito dopo lasciano il passo agli alti grattacieli a vetri di una New York senza tempo.

Paese dopo paese, l’unica critica che si può fare al lavoro è quella di diventare un briciolo ripetitivo nella parte centrale, effetto della struttura ridondante su cui si basa l’azione, composta come già detto da quadri intervallati tra loro dagli effetti tecnologici del video. SI sfugge però a questo rischio grazie ad un momento che si distanzia per stile e ritmo da tutto il resto: lo spettatore entra in un negozio di giocattoli dove il tempo sembra essersi arrestato, che riporta alle menti le ambientazioni de Lo Schiaccianoci e che vede protagonista Beatrice Restelli, bambolina sia nella parte che all’interno della crew, l’unica di formazione classica; una bambola che si lascia trasportare da fili invisibili mossi da un giocattolaio che ne sfrutta la meccanica senza comprenderne l’anima, anzi annichilendola.

Pulita e dalle linee lunghe, Beatrice fa la differenza ma sa ben amalgamarsi all’interno di un gruppo più che eterogeneo che sa ben interpretare le fresche coreografie di Cristiano Buzzi, in arte Kris, ad oggi uno dei riferimenti dell’hip hop italiano: ecco allora Carlos, uno dei ballerini di hip hop più apprezzati nel mondo; Shorty, tra i primi quattro ballerini del mondo della disciplina del poppin’; Kira, specialista di breakin’, di cui alcune acrobazie risultano tutt’oggi inimitate; Xu ballerino cinese italiano di prima generazione che ha vinto contest in tutto il mondo; Imad, giovanissimo danzatore marocchino di break dance; Sly e Kikko vincitori per 4 anni di seguito dello Street Fighters. Ecco poi le altre donne che completano il gruppo: Lidia Carew, formatasi in alcune delle migliori scuole americane nelle ha perfezionato il suo stile modern-contemporaneo, e Jessica Sala, ballerina di modern jazz e specializzata in discipline come voguing e girly style.

Forse troppo lungo ma mai noioso, recupera tutto in un finale che fa impazzire una platea che ora sembra composta soltanto da bambini in festa, seppur innervositi dalle difficoltà strutturali di un teatro, quello del Brancaccio, che rende difficile gustare appieno una performance di danza. Minuti degni degli scintillanti palchi di Broadway che la scenografia e le musiche richiamano, tra acrobazie incredibili, gag inaspettate, in una chiusura che sembra sempre ad un passo ma che sfugge continuamente in modo mai scontato; anche i saluti diventano spettacolo e divertimento, sulle note di una remixata Another brick in the wall che non perde mai la sua potenza e bellezza.

Il palco si chiude ma tutto sembra inarrestabile. La musica continua, il pubblico ferma il suo lungo e scrosciante applauso e si alza, certo con il collo stanco per l’incessante fatica di veder bene la scena, ma riempito dell’energia che questi ballerini sanno comunicare.

Chiara Mattei

Tribuna Italia

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