Art in Pills e Storiuncole: Emily Carr e gli alberi come Vita

di Viviana Filippini, in Arte, Blog, del 12 Ago 2018, 11:17

La pittura della canadese Emily Carr, pittrice post-impressionista amante degli alberi

L’incontro con Emily Carr è stato un po’ casuale. Stavo cercando delle immagini in internet e mi sono imbattuta in questo suo dipinto, Woods Interior , un olio su tela del 1935, conservato oggi alla Vancouver Art Gallery.

Emily Carr, nata in Canada il 13 dicembre del 1871 (morì nel 1945), è stata una delle prime pittrici canadesi che scelse come temi principali delle sue produzione pittoriche le popolazioni indigene e i paesaggi della Columbia Britannica in Canada. Oltre ad essere una delle prime artiste del colore canadesi, la Carr viene ricordata, perché fu anche una delle principali esponenti della pittura post impressionista in Canada.

Cosa determinò questo? Gli studi di arte che Emily fece a San Francisco, poi in Inghilterra, nel 1899, dove si iscrisse alla scuola di arte di Westminster di Londra, passando per le scuole di Cornwall, Bushey ed Hertfordshire. La Carr non si fermò nella terra anglosassone e, non a caso, nel 1910 si recò in Francia, a Parigi, dove studiò arte all’Académie Colarossi. Un periodo importante che le permise di conoscere gli artisti Fauves e il loro dipingere con colori forti, intensi e accesi. Con i “saperi” del post-impressionismo la Carr tornò in Canada, a Victoria, dove era nata e dove continuò a vivere facendo la vasaia, allevando cani e dipingendo.

Osservando Woods Interior del 1935, quello che mi ha colpito del quadro è stata l’immediata sensazione di essere trascinata dentro la tela da un turbine di forme e colori. Ho come avuto la sensazione di stare guardando un vortice naturale fatto di verde vegetazione e di alti fusti di piante secolari. E, osservando bene la tela, la pittrice fa proprio questo, lei si immerge (e ci immerge) nelle foreste canadesi e le ritrae cercando di comunicare attraverso le forme e i colori la meraviglia della natura. Come noterete le tonalità cromatiche che dominano questa foresta sono i verdi, i gialli, i marroni, ma non mancano pennellate di blu, azzurro, rosso, nero, che riproducono le diverse sfumature della natura.

Altro aspetto che mi ha affascinato è la tecnica con la quale è stato steso il colore, che permette di inserire la Carr nella pittura post-impressionista. La superficie è ricoperta da pennellate fluide e fiammeggianti, riproducenti sulla tela un moto ondeggiante e sinuoso che va a definire i volumi dei tronchi, ma anche l’erba (e sembra un mare) e le fronde delle piante, le quali piegandosi ad arco danno proprio la sensazione di una Natura che avvolge e abbraccia il tutto. Una foresta che più la osservi, più hai la sensazione ti porti al suo interno per svelarti i misteri che caratterizzano il mondo naturale e il creato.

Oltre a dipingere i totem delle popolazioni dei nativi che lei conobbe da vicino, perché visse a stretto contatto tali genti, un altro tema amato dalla Carr è quindi l’albero. Le piante in diverse forme e altezze furono una costante della produzione della Carr e le cronache di quel tempo dicono che per meglio ritrarle, la pittrice si costruì una sorta di roulotte per sostare a lungo nelle foreste canadesi e dipingere gli alberi da lei considerati, a tutti gli effetti, delle creature viventi con una propria esistenza da conoscere e tutelare. L’intento della sua produzione artistica era proprio quello di dimostrare la linfa vitale del mondo degli alberi e la dimensione, mistica, spirituale e anche selvaggia della natura canadese.

Importante per la notorietà della Carr fu, negli anni ’20 l’incontro con il Gruppo dei Sette, che l’avevano invitata a partecipare ad una mostra sui nativi d’America alla National Gallery. Il Gruppo dei Sette erano pittori guidati che da Lawren Harris che dipingevano il paesaggio canadese. Il contatto con loro permise a Emily di far conoscere le sue opere e di ricevere adeguato appezzamento.