Art in Pills book: Diario di un disperato

di Viviana Filippini, in Blog, Libri, del 14 Gen 2018, 10:53

Non tutti erano ammaliati dal Reich: Diario di un disperato di Friedrich Reck

La Seconda guerra mondiale fu una tragedia per il mondo e per l’umanità. I regimi nazifascisti riuscirono a prendere potere con la violenza, seminando terrore. Chi cercava di opporsi o mostrava idee in disaccordo con la linea politica al potere, è risaputo, non aveva vita facile. Tra gli oppositori al Nazismo troviamo anche Friedrich Reck che scrisse Diario di un disperato, un libro di memorie dal 1936 al 1944, ritrovato alla fine del conflitto, nascosto dentro ad una scatola di latta, sepolta nel giardino della casa di campagna bavarese dove lo scrittore si era rifugiato. In Italia, il volume è uscito qualche anno fa (2015) per Castelvecchi, ma lo propongo perché dona al lettore di oggi la testimonianza di un uomo che, nonostante vivesse sotto il Reich, non ne condivideva i principi.

Reck era di origini aristocratiche, nacque nel 1884 nella Prussia Orientale (l’attuale Polonia), fece studi di medicina per poi dedicarsi alla scrittura come autore di testi per ragazzi, giornalista e critico teatrale. Il suo diario è il punto di vista di un uomo residente lontano dai centri dove la politica del Reich prese vita, ma dolorosamente consapevole dei devastanti effetti che quel sistema avrebbe avuto per la Germania e non solo.

Nelle sue pagine l’autore evidenzia tutto il suo disprezzo verso Hitler e i suoi sottoposti, descrivendoli nel modo più brutale possibile e sbeffeggiandoli con soprannomi sprezzanti. Questo fa capire non solo quanto Reck non amasse il Nazismo, ma pone in luce anche la sua consapevolezza di uomo, uno dei pochi, che comprese da subito la falsità celata nelle promesse decantate al popolo manipolato.

Le pagine raccontano gli atti di ingiuste espropriazioni di terre compiute dal regime nei confronti dei proprietari terrieri tedeschi che, non solo si videro tolta la terra ma, in certi casi, non vennero nemmeno pagati per questa concessione forzata. Reck evidenzia anche il netto contrasto tra il costante benessere propinato a parole da Hitler e la povertà che dilagava nelle zone periferiche del regime. Il cibo c’era, ma era di scadente qualità con conseguenza negative per la salute dei consumatori. Sempre dalle parole di Reck, il regime causò l’impoverimento dell’economia rurale in funzione di quella industriale, inoltre, Fuhrer e seguaci attuarono una interpretazione del tutto personale e travisata dei valori della cultura tradizionale.

Reck fu uno de pochi tedeschi ad avere una coscienza in una società dove tutti sembravano aver perso la razionalità. Una consapevolezza eroica, purtroppo condivisa da pochi, che creò seri problemi a Reck, il quale vide messi al bando molti suoi libri e venne arrestato e ucciso il 16 febbraio del 1945 nel campo di concentramento di Dachau. Diario di un disperato diFriedrich Reck è un’importante testimonianza, dolorosa e sofferta, di chi aveva percepito, con lucidità, i terrificanti pericoli che si nascondevano dietro la facciata di presunta perfezione del Reich.