Amélie Nothomb: “L’ispirazione? La prendo da tutto ciò che mi circonda”

Amélie Nothomb, dame en noir del panorama letterario internazionale, ha da poco concluso il tour italiano per la presentazione del suo ultimo capolavoro Petronille, edito in Italia da Voland. Tra la passione per lo champagne, il rispetto per la letteratura e il fascino dell’anticonformismo, la Nothomb racconta la sua amicizia con Petronille Fanto, scrittrice emergente dietro cui si nasconde, nella realtà, la talentuosa Stéphanie Hochet.

A Cultora ha concesso uno scambio di battute essenziale come il suo stile, l’eleganza della sua sagacia e la qualità dei suoi ventitré libri capaci di incuriosire ogni genere di lettore.

Nonostante la giovane età, la sua produzione letteraria è sterminata. Da dove prende l’ispirazione per scrivere così tante opere?

Prendo ispirazione da ogni cosa che mi circonda: la vita quotidiana, le vicende che mi capita di leggere sul giornale, le conversazioni ascoltate sull’autobus…

C’è un autore che prende come riferimento?

Non c’è un autore specifico che prendo come riferimento ma ci sono molti scrittori che ammiro. Anche se citandoli come punti di riferimento non gli si farebbe un buon servizio.

Visto il suo stretto legame con il Giappone, è stata in qualche modo influenzata dalla letteratura giapponese?

Senza dubbio la letteratura giapponese ha avuto un’importante influenza sul mio lavoro. Nei miei libri c’è una stilizzazione e una crudeltà abbastanza tipiche della letteratura tradizionale nipponica.

Il suo ultimo libro, Petronille, ha molte componenti autobiografiche. Ricorre spesso a questo tipo di contaminazione tra finzione e realtà?

Come credo tutti gli autori di romanzi utilizzo molto spesso le emozioni e le sensazioni provate durante le mie esperienze personali per trasferirle sui personaggi dei miei romanzi. Credo sia frequente ricorrere a questa tecnica per far incontrare finzione in realtà in modo coerente.

Qual è l’origine del titolo e in cosa consiste il suo riferimento a Petronio?

Il riferimento a Petronio nasce da un mio pensiero: che il mio personaggio fosse una sorta di Petronio al femminile.

Storia di amicizia e condivisione, quella tra la protagonista e la sua amica scrittrice. A parte la passione per i libri, il vino e la scrittura, in cosa differiscono?

Le due protagoniste del libro vengono da ambienti sociali agli antipodi e hanno caratteri molto diversi tra loro. In realtà le passioni citate nella domanda sono le uniche cose che le uniscono in modo viscerale e dalle quali scaturisce un rapporto sincero.

Curiosità, anticonformismo, passione per i viaggi e l’avventura: sono tutti elementi raccontati nei suoi testi. Quali tra questi sono presenti anche in Petronille?

Il viaggio a Londra, l’anticonformismo di questa amicizia, l’avventura della scrittura e dello stretto legame con lo champagne.

Quali sono le differenze tra il valore attribuito all’amicizia nella società europea rispetto a quella giapponese e delle altre culture che ha conosciuto?

In Giappone si rispetta maggiormente l’evidenza per cui non si è obbligati a dire tutto ai propri amici. C’è un maggior senso di riservatezza e un maggior rispetto per l’individualità delle emozioni. Io sono fatta allo stesso modo.

Crede che la smodata pubblicazione di titoli di ogni tipo in un paese come l’Italia dove si legge poco sia un problema?

Sinceramente non saprei risponderle. In ogni caso sono molte le persone che leggono i miei libri in Italia.

Che consigli darebbe a un giovane scrittore contemporaneo in cerca di un editore?

Fatelo per l’avventura, non per diventare ricchi e famosi.

Redazione

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