La parabola dei Tablet: da salvagente per l’editoria a ennesima fonte di svago

I tablet dovevano salvare l’editoria, rimpiazzare i computer, dare nuova linfa vitale ai contenuti video, far decollare l’e-commerce e mettere in difficoltà le console di videogiochi.” (Martina Pennisi, Corriere della Sera).

Sul salvare l’editoria ci torniamo dopo.
Rimpiazzare i computer: forse era l’idea delle case produttrici, o forse no, non ne ho idea. Però mai mi verrebbe in mente di sostituire il mio pc (anche se appartiene all’era giurassica) con un tablet. Sarà forse perché lo considero un oggetto privo di attrattiva e troppo costoso per l’uso che ne farei. E allora ho cercato commenti di persone che ne sappiano più di me e soprattutto che lo possiedano. Risultato: c’è chi lo ama e chi lo odia, ma tutti concordano sul fatto che sia impossibile sostituirlo al computer. Scrivono tra i commenti: “per chi fa lavori complessi, per chi produce contenuti, il notebook è (e sarà ancora per molto) ancora indispensabile”. Ve lo immaginate un grafico che armeggia con l’iPad?

Dare nuova linfa vitale ai contenuti video: decisamente sì! Volete mettere accendere un computer solo per vedere il video dei gatti su YouTube? Con il tablet si fa prima. Tra i commenti all’articolo si legge: “un tablet da 8 o 10 pollici è un ottimo compagno per la metropolitana tutti i giorni (tra andata e ritorno sfondo il muro degli 80 minuti), per l’aereo, o anche solo per vedermi le mie serie tv preferite anche a letto senza comprarmi un TV”. Utilizzo condivisibile o meno, ma sicuramente supporta la nostra tesi.

Far decollare l’e-commerce: anche qui, i dati non ce li ho, ma non credo sia un grosso problema acquistare con tablet. Quindi ci fidiamo.

Mettere in difficoltà le console di videogiochi: obiettivo fallito. Sì ok, Candy Crush sui tablet va forte, ma qui si parla di videogiochi impegnativi, che diventano quasi un lavoro. Andate a dire al nerd di turno, che si fa cadere gli occhi davanti all’XBox, di giocare ad Halo su tablet!

E giungiamo infine alla questione editoriale. Qualcuno scrive: “non vedo tutta ’sta gran differenza tra un ipad ultima generazione ed un macbook air entry level… Tanto, per leggere un libro, sono scomodi entrambi…”.
Comodità è la parola d’ordine.
Prendiamo un libro, quello vecchio, di carta: è un oggetto leggero, pratico (eccezion fatta per i mattoni di 2000 pagine che non stanno in mano), senza lucette strane, insomma svolge la sua funzione egregiamente. Volendo andare a spodestarlo non si può certo puntare su un accessorio più scomodo, non vi pare? E in questi termini il tablet non è soddisfacente.
Riporto qui un articolo da Pianetaebook.com in cui si prendono in esame tablet ed e-reader per stabilire quale dei due sia meglio per una pratica lettura in spiaggia. Cito: “Innanzitutto pensiamo al tipo di schermo. In spiaggia sotto il sole si evidenziano tutti i limiti dello schermo del tablet, che in queste condizioni riflette la luce e costringe ad assumere posizioni di lettura innaturali e quindi scomode. […] La tecnologia e-ink, pensata apposta per la lettura all’aperto, non teme paragoni. Sotto il sole non c’è alcun riflesso e il contrasto offre testi nitidi e chiari anche attraverso le lenti scure degli occhiali da sole.” (Per i dettagli tecnici cliccate qui). E aggiungono: “Se tra le letture ci sono quotidiani e riviste che richiedono per forza l’utilizzo di un’applicazione installata sul tablet potete sempre scaricare la versione pdf e caricarla sul vostro ereader. Facile”.

A questo punto mi sento di operare una piccola distinzione tra editoria periodica e editoria libraria, se non altro per una pura logica di funzionalità: leggere un articolo di giornale in formato digitale è sicuramente meno deleterio che leggere un intero libro. Nei mesi passati è andato a ruba lo slogan “un libro è un libro” per motivi più che onorevoli, ne approfitto anche io permettendomi di decontestualizzarlo per rinforzare il concetto: “un quotidiano è un quotidiano”. Poco importa il supporto che si usa, l’importante è che l’informazione arrivi a destinazione. Nell’era del giornalismo web, dove la notizia la leggi mentre si compie, diventa indispensabile avere un supporto digitale, che sia smartphone, tablet o phablet (oggi ho scoperto l’esistenza di questo nuovo aggeggino, che poi non è altro che uno smartphone più grande), per essere aggiornati costantemente e tempestivamente, perché gli articoli non escono più solo la mattina – purtroppo o per fortuna – e la notizia delle 08:00 alle 16:00 è già obsoleta.

Ad ogni modo le alternative ci sono, varie e disparate, per tutti gli usi e (quasi) tutte le tasche. Si tratta di scegliere ciò che è meglio per voi e per le vostre esigenze di lettura. Che si tratti di quotidiani o riviste, romanzi o saggi, fondamentale è leggere, su cosa poco importa.

Federica Colantoni

Federica Colantoni nasce a Milano nel 1989. Laureata in Sociologia all’Università Cattolica nel 2013, pochi mesi dopo inizia il percorso di formazione in ambito editoriale frequentando due corsi di editing. Da dicembre 2014 collabora con la rivista online Cultora della quale diventa caporedattrice. Parallelamente pubblica un articolo per il quotidiano online 2duerighe e due recensioni per la rivista bimestrale di cultura e costume La stanza di Virginia.