I commenti su TripAdvisor degli italiani: “la Cappella Sistina? Solo una stanzona”

Chi si ricorda della campagna pubblicitaria “Divina Toscana” lanciata dalla Regione Toscana, si ricorderà anche delle critiche che aveva fatto esplodere. Erano state proposte, per mostrare le bellezze tutte toscane, delle fotografie false, pesantemente modificate con filtri quasi da Instagram e Photoshop: insomma, una vera e propria Toscana ogm, da cartolina, che aveva suscitato non pochi malumori.

Ora la storia si ripete, ma al contrario, e tutto è partito dal celebre TripAdvisor. A colpi di recensioni negative, al limite del grottesco, i cittadini italiani hanno deciso di dire la loro sulle più famose meraviglie del nostro patrimonio culturale e artistico. E così si rimprovera alla Torre di Pisa di essere brutta e storta, al Colosseo si piangono le persone che sono morte per edificarlo, la Cappella Sistina è solo una “stanzona” e il Ponte dei Sospiri viene bocciato perché troppo sopravvalutato e banale. Nell’era della vita 2.0, la genuina e affascinante bellezza dell’antichità, che spesso non risponde più ai nostri canoni, non basta. Senza effetti speciali da urlo, il turista medio, che magari ha solo di sfuggita assaggiato la storia dell’arte sui banchi di scuola, rimane deluso da quelli che ai suoi occhi sono dei cumuli di sassi e anticaglie.

Si tende ad affrontare le esperienze della quotidianità con la stessa dedizione che si pone nel muoversi in Internet o nei Social Network: con una grande fretta e con uno scarso potere di concentrazione. Quindi, se ciò che percepiamo non ci colpisce in pochi minuti, distogliamo lo sguardo e passiamo oltre. Quando gli strumenti del web aprono a tutti le porte dell’opinionismo, chiunque si sente autorizzato ad improvvisarsi critico d’arte e, soprattutto, a recensire i simboli più importanti del patrimonio italiano come se fossero dei ristoranti, da valutare solo in base alla funzionalità.

Da notare, però, i commenti negativi che riguardano questioni di cattiva gestione o manutenzione della zona d’interesse (ad esempio per Pompei o la Reggia di Caserta): sono lo specchio di una realtà artistica e archeologica spesso lasciata a se stessa e poco valorizzata. Dal Nord al Sud Italia, il nostro territorio è uno straordinario bacino di raccolta di testimonianze storiche e artistiche. L’abitudine è la principale nemica della curiosità: quando si è avvezzi a convivere con un’immensa ricchezza culturale, si tende a svalutarla e a relegarla ai margini dei nostri interessi. La “cura” può partire solo dall’ABC, cioè dalle scuole, in cui l’insegnamento delle discipline storiche e artistiche è limitato a poche ore settimanali, quasi come se si trattasse di materie facoltative e di scarso interesse.

E che cosa fare con i turisti più grandicelli? Il segreto sta nell’interattività. Se la tecnologia ormai è una parte integrante delle nostre esistenze, perché non usarla ad ausilio dei musei o delle aree archeologiche? Applicazioni informative, spiegazioni brevi e chiare, tour digitalizzati, QR Code, le possibilità sono molte, senza mai però dimenticare il fattore umano, che necessita di una presenza costante e positiva di personale ben formato e disponibile.

Redazione

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