Vladimir Dimitrijevic, il calcio come esperienza di vita

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Se il calcio è davvero un grande rito che devi rispettar, non v’è allora alcun dubbio che non si possa seguire il gioco più bello del mondo ignorando una delle sue perle culturali di maggior calibro ossia il volume di Vladimir DimitrijevicLa vita è un pallone rotondo (Adelphi, 2000). Partiamo immediatamente dal fatto che uno dei presupposti del libro è che il calcio è un’arte e come tale va considerata e non è un caso che l’autore assimili il gioco più bello del mondo alla letteratura. Come ci insegna Francesco De Gregori in La leva calcistica del ‘68, un giocatore lo riconosci dal tocco di palla, dalla fantasia, dal suo modo di stare in campo così come un vero scrittore lo si distingue per il suo stile e per la sua vena narrativa. Ed ecco perché Dimitrijevic (nella foto di copertina) stabilisce una sottile relazione tra calcio e letteratura.

Il calcio come cultura

Le vicende di soccer che Dimitrijevic narra nel suo libro attraversano il ‘900 inteso come secolo di Storia e di Calcio. Il campo da gioco diventa così il parametro di riferimento entro il quale si muovono grandi nomi del calcio così come sconosciuti gregari, tutti accomunati dall’essere protagonisti più o meno noti del gioco più bello del mondo. E il risultato finale è un curioso quanto impressionante puzzle di cultura calcistica profondamente venata di umanità, quell’umanità che Dimitrijevic, da esule jugoslavo in terra francese, manifesta in diverse parti del volume.

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La copertina di “La vita è un pallone rotondo”

È su queste corde che colpisce la sottolineatura dell’autore su quelli che lui chiama “sospiri”: “I sospiri si muovono con le epoche, ma questo se lo era lasciato sfuggire mio padre al pensiero di quel ragazzo morto così giovane, di cui, ottant’anni dopo, io sto perpetuando il ricordo. Rimpiango di non averlo visto giocare, al pari di tanti altri […] Per la verità non si tratta di rimpianti, ma di presenze alle quali con la magia dell’amore e dell’ammirazione, si vorrebbe infondere la vita”. Scorrendo le pagine di La vita è un pallone rotondo, si può intuire come, per Dimitrijevic, il calcio si mescoli con la letteratura e con le sue origini slave in un sottile groviglio di vicende biografiche, storie di calciatori e riflessioni sui destini dell’uomo nel quadro dei totalitarismi del ‘900. Ne esce fuori così una personale rilettura del soccer in chiave intellettuale che ha davvero pochi eguali nella letteratura di tutti i tempi perché l’autore ben evidenzia una aspetto che caratterizza queste pagine: “Il calcio non è aristocrazia, è nobiltà”. Nella sua filosofia calcistica, vi sono quindi dei valori come la lealtà, la correttezza e l’agonismo capaci di travalicare qualsiasi tipo d’appartenenza e di legare le persone in un mix di emozioni senza tempo. Ecco perché Dimitrijevic non può fare a meno di non sottolineare la pacchiana rappresentazione, tipicamente americana, della finale dei Mondiali del 1994 tra Italia e Brasile dove il calcio era solamente il veicolo per montare una risibile quanto smaccata volontà di autocelebrazione. Quello che gli statunitensi non compresero in quella situazione è che il calcio è un’arte densa di coinvolgimento collettivo, è l’impressione di un attimo di incredibile bellezza e non solo uno strumento di propaganda politica e commerciale. E, in conclusione, ha perfettamente ragione José Mourinho. Ognuno di noi può conoscere a menadito tutte le tattiche possibili, studiare e informarsi su tutti i campionati in corso e leggere ogni tipologia di rivista di calcio. Ma, al fondo, sei non hai un’anima soccer, puoi conoscere tutto ma non sapere nulla di calcio. Parola dello Special One.

Simone Morichini

Sono nato a Roma il 20 dicembre 1976 e mi sono laureato in Scienze politiche presso l’Università “La Sapienza” dove ho successivamente conseguito il Dottorato di ricerca in “Storia delle elite e classi dirigenti”. Giornalista pubblicista iscritto all’Ordine del Lazio e Molise, lavoro in campo editoriale occupandomi di marketing, distribuzione e promozione libraria. Ho successivamente condensato la mia intera esperienza professionale in una pubblicazione ad hoc dal titolo “Per una manciata di libri. Aspetti commerciali nell’editoria”, uscito nel 2011. Ho collaborato con varie riviste tra cui “Elite e Storia”, “Olimpiaazzurra”, “Iniziativa” e la pagina culturale del webmagazine “DailyGreen”. Mi piace viaggiare e adoro la letteratura scandinava (Arto Paasilinna e Jan Brokken in particolare). Appassionato di lingue straniere (inglese e tedesco su tutte), sono uno sportivo onnivoro e amo la disciplina invernale del Biathlon.