La nuova copertina del Piacere di D’Annunzio. Volgare, ma serve

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Bene, ogni tanto l’ultrà che è in me torna prepotentemente a dettar legge a suon di slogan. Rime a parte però, è di poche settimane fa la polemica sollevata (a ragione) da Barbadillo che si scagliava contro l’immagine di copertina della nuova edizione di Cuori Neri di Luca Telese, dove campeggiava la foto segnaletica del guercio Carminati. Un’offesa a tutto un popolo culturalmente vicino agli ambienti di destra, ma in generale un misero tentativo di mistificare la realtà per schiaffare in bella vista l’immagine del Libanese del momento.

Male, ma non malissimo. Perché in quel caso l’editore, Sperling&Kupfer, ha, dopo aver tentennato e fatto arrivare comunque il libro “farlocco” in libreria, effettivamente ritirato le copie dal mercato, per altro sostituite da un improbabile cuore, inteso come muscolo cardiaco, nero. Ma d’altronde la fantasia l’avevano utilizzata già tutta per abbinare i fatti di Mafia Capitale al mondo del terrorismo nero.

Se il buon Wilde fosse ancora tra noi direbbe: “Vabe’ ragà, nel bene o nel male purché se ne parli”. Già, perché dalle parti di Segrate (e non solo) parafrasare Dorian Gray è la regola. Ma siccome la pronuncia inglese a volte tradisce, i ragazzi devono aver confuso il Gray wildiano, a cui è palesemente ispirato il protagonista del Piacere di D’Annunzio, il dandy Sperelli, con il Grey (ottimo direi!) delle 50 sfumature.

O forse, no. Non hanno per nulla confuso le due vocali e hanno semplicemente imparato a memoria il mantra di Dorian. Dopo l’operazione Sperling&Kupfer (che per gli amici di Marte è del Gruppo Mondadori) infatti, hanno voluto ripetere il procedimento direttamente con il marchio che porta il cognome di Arnoldo, e hanno proposto una versione economica del Piacere con una copertina che secondo voci di corridoio sarebbe stata immediatamente appesa nel salotto del villone di E.L. James. Lasciando al soggettivo gusto del lettore il giudizio sulla copertina in sé (ma anche no, visto che oltre ad essere volgare è lontanissima dal rispecchiare l’effettivo contenuto dell’opera), un commentino sulla “d” minuscola del cognome del Vate direi che posso permettermelo (visto il mio di cognome): vai immediatamente a confessarti, responsabile del marketing!

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Ora, le leggi del marketing come sappiamo lo impongono. L’immagine gay friendly è effettivamente molto attuale, il lettore/lettrice del romanzo erotico (o porn-soft per non offendere i puristi) va per la maggiore, e il titolo scelto dal Vate in effetti non aiuta, però, sebbene non comprerei mai un libro con quella copertina lì, specie se si tratta di un grande classico, si tratta di un palese tentativo di “popolarizzare” il consumo di un testo evidentemente fuori dalla portata del lettore medio (italiano). È una scelta oscena, fuorviante e scorretta, perfino il buon Gabriele, pur non essendo uno stinco di santo, probabilmente protesterebbe, ma se questo è ciò che il mercato richiede, se questo è il tipo di pubblico alla quale una casa editrice gigantesca (che è insieme alle altre big la principale responsabile per il crollo qualitativo della produzione letteraria) deve rivolgersi, non è meglio lo faccia cercando di proporre copertine su misura del suo target ma con testi dal contenuto indubbiamente di livello elevato?

Ragioniamo in termini di cifre. Se 100mila persone acquistassero questo libro attratte dalla copertina, è evidente si tratterebbe di lettori che non hanno idea di quale possa essere il reale contenuto dell’opera, e che quindi senza quell’esca un po’ plebea non l’avrebbero mai acquistata. Per questa ragione, arrivate a pagina 36, un buon 85% di loro userebbe le pagine come carta da parati, ma il restante 15%? Magari apprezzerebbe il contenuto di un’opera di cui altrimenti non sarebbe mai venuto a conoscenza. E sarebbe un 15% che avrebbe assaporato qualcosa di unico, con buona pace della James.

È una riflessione che tende a vedere il lato utilitaristico di un qualcosa che normalmente sarebbe da censura, me ne rendo conto. La giusta parafrasi in questo caso sarebbe “tappatevi gli occhi e compratelo”, ahimé. Ma se proprio ci stiamo avviando verso la morte della letteratura, meglio che l’epilogo arrivi con qualcuno che tenga in mano Il piacere piuttosto che Presa dallo pterodattilo.