Caso “Cuori Neri”. La dura legge del marketing

L’editoria italiana, che dico, mondiale, è infine giunta di fronte a un bivio. Tra le rivoluzioni digitali, il calo dei lettori e almeno altre 3 o 4 grandi calamità che hanno costretto gli editori a reinventare e reinventarsi per stare al passo coi tempi, c’è una linea di demarcazione ben chiara che la modernità crea per distinguerli l’un l’altro, ed è rappresentata dalla risposta alla domanda:

“Cosa saresti disposto a fare pur di vendere una copia in più?”

Perché di questo si tratta. Quando si cerca di lottare per sopravvivere nel marasma si arriva al punto in cui bisogna guardarsi allo specchio e capire come cercare di resistere. Indirettamente, le risposte che alcuni editori, soprattutto grandi, hanno dato nel corso degli ultimi anni sono state le più disparate: “pubblico Barbara D’Urso”, “pubblico una trilogia soft-porn”, “pubblico qualsiasi cosa venga scritta dal mio autore di punta, seppur ormai originale quanto un applauso degli italiani in aereo dopo un atterraggio”.
Bene, la risposta di Sperling&Kupfer, e quindi di Mondadori, è stata la seguente: “mistifico la realtà”.

Utilizzare il primo piano inquietante (foto segnaletica) del “Nero” Massimo Carminati per la nuova edizione del libro “Cuori Neri” di Luca Telese (uscito nel 2006) è uno sgambetto alla correttezza d’informazione, una strategia di marketing studiata a tavolino per confondere e accaparrare il lettore che scambia “Mafia Capitale” con il neofascismo e che identifica un boss con una generazione di persone che hanno vissuto (e perso la vita) durante gli anni di piombo.

Il sottotitolo è persino più becero: “Dal Rogo di Primavalle a Mafia Capitale”. Il primo, come tutti sapranno, è un atto terroristico compiuto da estremisti di Potere Operaio ai danni del dirigente missino Mario Mattei che, nell’incendio appiccato nel suo appartamento di Primavalle, perse due figli: Virgilio e Stefano. Il secondo è uno scandalo che coinvolge ex Nar, ex comunisti, politici romani e delinquenti d’ogni sorta. Qualcuno provi a spiegare un nesso.

Sacrosanta allora diventa la battaglia condotta da Barbadillo.it che, grazie all’indole battagliera in grado di fronteggiare un avversario decisamente più influente, ha dimostrato a tutti la forza delle giuste cause. Telese ha ricevuto forte e chiaro il messaggio, l’editore ha ritirato le copie già cadute a pioggia nelle librerie, la spietata logica del marketing “purché si venda” è stata per una volta almeno messa al muro.

Un esempio concreto, l’ennesimo, di come se si volesse approfondire tematiche delicate e controverse, se si cercasse di ricostruire con gli strumenti più adeguati una vicenda storica che rappresenta per molti ancora una ferita aperta, difficilmente si riuscirebbe a farlo riponendo fiducia in chi vede al posto del lettore un numero, un simbolo anonimo, quasi sempre a forma di dollaro.

Daniele Dell

Daniele Dell’Orco

Daniele Dell’Orco è nato nel 1989. Laureato in di Scienze della comunicazione presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, frequenta il corso di laurea magistrale in Scienze dell’informazione, della comunicazione e dell’editoria nel medesimo ateneo. Caporedattore del sito Ciaocinema.it dal 2011 al 2013 e direttore editoriale del sito letterario Scrivendovolo.com, da febbraio 2015 è collaboratore del quotidiano Libero, oltre a scrivere per diversi giornali e siti internet come La Voce di Romagna e Sporteconomy.it. Ha scritto “Tra Lenin e Mussolini: la storia di Nicola Bombacci” (Historica edizioni) e, sempre per Historica, l’ebook “Rita Levi Montalcini – La vita e le scoperte della più grande scienziata italiana”, scritto in collaborazione con MariaGiovanna Luini e Francesco Giubilei. Assieme a Francesco Giubilei, per Giubilei Regnani Editore, ha scritto il pamphlet “La rinascita della cultura”. Dal 2015 è co-fondatore e responsabile dell’attività editoriale di Idrovolante Edizioni.