Auguri Mancini

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Potevano mancare? No, non credo. Mancini, capovolti, ma gli auguri dovevo farli.

Auguri di Buon Natale e Felice 2015 a chi se li merita, quindi se la vostra coscienza è a posto, prendeteveli.
A chi non se li merita auguro di far di tutto – se riescono – per meritarseli il prossimo anno.
Io da parte mia non posso promettere di essere più buono, perché altrimenti mi accusano di essere melenso, ipocrita, buonista, e tutte cose così. Ma non sarò neanche più cattivo, perché già così c’è chi mi accusa di essere perfido, maligno, severo.

In fondo quella storia che gli occhi sono lo specchio dell’anima è vera, e proprio come in uno specchio ognuno riflette e vede nei nostri occhi (nel caso mio nelle parole) l’immagine di sé che preferisce, quella della vittima perseguitata, quella dell’eroe, quella del bello o del brutto.
Mi prendo un paio di settimane di pausa (o le concedo a voi, come preferite); questo esperimento mi sta piacendo, mi permette di raccontarmi e di esprimere le mie opinioni su quel che osservo; magari sono opinioni sbagliate, per quel che valgono comunque. Quindi tornerò il 7 gennaio, il post è già scritto e caricato, come una bomba innestata in cui dico la mia su Bufale e bufalari, su disinformazione e cattiva informazione. Lo leggerete dopo questo Natale (ve li ho già fatti gli auguri? Ah, sì, a chi li merita li ho fatti), dopo Capodanno e pure dopo la Befana. Sarà come il carbone, mettiamola così.

Allora, iruguA (auguri Mancini) e statemi bene, divertitevi, abboffatevi, festeggiate e riposatevi. Comportatevi bene, altrimenti, chissà, magari sarete i prossimi a riconoscervi nei miei Tiri Mancini

Marco Proietti Mancini

Marco Proietti Mancini

Sono del 1961, quindi ho fatto tutta la vita in discesa (nel senso che non ha fatto altro che peggiorare). Scrivo da sempre, pubblico da poco e mi domando continuamente “ma chi me l’ha fatto fare?” Mi trovate qui, mi trovate su Facebook, mi trovate in libreria con “Da parte di Padre”, “Roma per sempre”, “Gli anni belli” e l’ultima creatura “Oltre gli occhi”. Ma tranquilli, se non mi trovate voi vi verrò a cercare io e scriverò di voi nel prossimo romanzo. Poi non vi lamentate se vi riconoscete nella parte del brutto e cattivo. “Tiri Mancini” è il mio personale terrazzino sul mondo, che di balcone famoso in Italia ne abbiamo già avuto uno e il padrone del balcone non è che abbia fatto una bella fine. Quindi – per chi passa e si ferma – preparatevi a gustare un panorama diverso da quello che vi mostrano gli altri, almeno io ci proverò, a farvelo vedere dal lato Mancini. Che fine farò io? Dipenderà da voi.