“Anni di piombo penne di latta”, I’intellettuale interpreta il reale

Nel discorso dei viventi ai viventi interpretato da Book Pride 2018 non poteva mancare una riflessione sul ruolo dell’intellettuale come interprete della realtà che lo circonda. Lo Spunto lo ha dato il dialogo tra Alessandro Zaccuri, giornalista e scrittore e Roberto Contu, Dottore di Ricerca in Italianistica e Letterature Comparate all’Università degli Studi di Perugia e autore del libro dal titolo “Anni di Piombo, Penne di Latta” edito da Aguaplano.

“1963-1980. Gli scrittori dentro gli anni complicati”. Questo è il sottotitolo del libro e come spiega Contu, sia il titolo che il sottotitolo sono provocatori, voluti ed esplicativi. Un’accurata ricerca di materiale che parte da un’analisi storica degli anni in questione per affrontare il tema del ruolo dell’intellettuale, delle persone che facevano cultura in quegli anni e del confronto, scontro e relazione che avevano tra loro.

Alcune tappe fondamentali individuate da Contu sono: il 1963 anno di rottura con il “Gruppo 63” che con la Neoavanguardia portò al movimento sessantottino, passando per la morte di Pasolini del 1975, l’assassinio di Aldo Moro nel 1978 e gli anni dal 1978 al 1980 in cui gli intellettuali presero sempre di più le distanze dall’interpretazione del reale fino al completo disinteresse successivo agli anni ’80.

Il periodo storico preso in analisi dall’autore del libro sono “anni complicati”. Gli accadimenti politici e gli anni di piombo generarono uno spiazzamento dell’intellettuale che non riuscendo più ad interpretare il reale decise pian piano di estraniarsi per poi defilarsi. L’ “Io so” diventò un “non ci interessa“.

Partendo dalla date di pubblicazione di “La giornata di uno scrutatore” del 1963 di Italo Calvino, fino ad arrivare alla strage di Bologna del 1980 si analizzano gli scritti, gli articoli, le dichiarazioni di intellettuali come Pasolini, Sciascia, Moravia, Fortini, Umberto Eco, Elsa Morante, Giovanni Testori. Contu pone l’attenzione sul percorso di Italo Calvino, intellettuale impegnato prima, recensisce il caso Moro e poi nel 1978 lascia “Il Corriere della Sera” passando a “La Repubblica” e sembra dimenticarsi dell’interpretazione del reale.

Centrale nel libro la figura di Pierpaolo Pasolini intellettuale impegnato che anticipa i codici, afferma con il suo lavoro che la parola non basta più, comincia a fare cinema. Alla morte di Pasolini gli intellettuali cominciano a interrogarsi, cercano ancora di dare delle risposte a quello che accade. Testori individua la poesia come rispondente a un mandato morale, ma arriva successivamente ad affermare che: “manca la poesia”. Testori quindi, successore di Pasolini, approdato al teatro perché convinto che la parola non bastasse più, si arrende.

La confusione di quegli anni trova la sua testimonianza anche nella copertina del 22 maggio 1977 di “L’Espresso”, giornale da sempre impegnato, che pubblica la foto degli scontri del 14 maggio in Via De Amicis a Milano. “I guerriglieri, chi sono, come combattono, come vengono combattuti” titola il giornale, accompagnando l’immagine di un ragazzo con la pistola in mano ad altezza d’uomo. Più in basso il titolo di un inserto: “Manuale del buon giardiniere”. Questo accostamento è emblematico della confusione intellettuale generata dalla paura di quegli anni e dalla difficoltà interpretativa di capire cosa stesse accadendo.

Dopo il 1980 gli intellettuali si rifiutano di leggere il loro presente, lasciando un vuoto che aleggia nell’aria. Il dibattito si chiude con una domanda aperta: “Qual è l’intellettuale che riesce a dialogare con la complessità?”

Book Pride ci lascia con tanti spunti di riflessione, dai viventi ai viventi, e ci ha illustrato la complessità anche dei nostri anni. Girando tra gli stands ho incontrato giornalisti, scrittori, editori e mi domando se tra loro ci siano intellettuali in grado di interpretare e prendere posizione davanti a un reale che sembra sfuggirci sempre più di mano.

Il mio ringraziamento a Marilena Di Re, Carla Nassisi, Federica Ponti, Elena Ruffato e Silvia Trevisone per gli articoli e l’impegno di questi giorni di Book Pride 2018.